Aumentano dell’1% i posti letto in reparto occupati da pazienti Covid19 negli ospedali Italiani. Il primo dopo settimane di calo o stabilità. E, soprattutto, un aumento trainato dalle regioni del Sud Italia ovvero Calabria, Campania e Sicilia. E proprio la Sicilia, insieme alla Sardegna, sono anche le regioni con il tasso di occupazione delle terapie intensive pari al 5% in avvicinamento alla soglia del 10% prevista dai nuovi parametri che determinano il passaggio delle regioni in zona gialla
Ma la Sicilia non è quella che fa peggio al Sud
Sul fronte dell’area medica la situazione è leggermente diversa. In particolare Basilicata, Calabria, Campania e Sicilia, toccano rispettivamente il 4%, 6%, il 5% e il 7% mentre nessuna regione del Centro-Nord supera la media nazionale. Numeri che non raggiungono il valore del 15% che determina il cambio di colore per la regione in base ai parametri di recente ridefiniti, ma che non possono essere ignorati. Per quanto riguarda le terapie intensive occupate da pazienti Covid, la cui soglia d’allerta è stata di recente portata dal 30% al 10%, sono per ora stabili al 2% a livello nazionale. Ma anche qui sono due regioni del Sud, Sardegna e Sicilia, che vedono la maggiore crescita della percentuale di occupazione: entrambe sono arrivate al 5% in pochi giorni.
Ricoveri dimezzati rispetto al numero dei contagi
“A parità di casi” c’è circa “il 50% di ospedalizzazioni e terapie intensive in meno rispetto alle precedenti ondate” dice Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, intervenuto ai microfoni della trasmissione ‘L’Italia s’è desta’ su Radio Cusano Campus. L’efficacia dei vaccini “è maggiore per evitare ospedalizzazioni e decessi, ma c’è una buona efficacia anche nel prevenire l’infezione: 88% con due dosi – dice – nella seconda e nella terza ondata per ogni mille pazienti positivi avevamo il 5% che veniva ricoverato in ospedale e lo 0,5% che andava in terapia intensiva.
Solo lo 0,27% dei contagiati va in terapia intensiva
La percentuale dei ricoverati si è ridotta dal 5% al 2%, quella di chi va in terapia intensiva si è ridotta dallo 0,5% allo 0,27%. Nelle ondate precedenti, a parità di casi, avremmo avuto il doppio di persone ricoverate e in terapia intensiva”.
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