Sono 5.692 i nuovi casi di Covid19 Siciliani registrati a fronte di 35.727 tamponi processati in Sicilia. Ieri i nuovi positivi erano 1.818. Il tasso di positività sale al16% mentre ieri era al 13,8%.
L’isola è oggi al sesto posto per contagi. Gli attuali positivi sono 148.307 con un aumento di 327 casi. I guariti sono 5.769 mentre le vittime sono 19 portano il totale dei decessi a 10.282.
Sul fronte ospedaliero restano 1.027, 50 ricoverati in meno rispetto a ieri, in terapia intensiva sono 60, 5 in meno rispetto a ieri.
A livello provinciale si registrano a Palermo 1.457 casi, Catania 1.064, Messina 1.078, Siracusa 538, Trapani 567, Ragusa 340, Caltanissetta 284, Agrigento 541, Enna 201.
Dopo una leggera flessione nei giorni precedenti, nelle ultime 24 ore risale al 16% l’occupazione dei reparti di ‘area non critica’ da parte di pazienti Covid in Italia (esattamente un anno fa era al 41%) e cresce in 10 regioni: Abruzzo (al 23%), Basilicata (27%), Emilia Romagna (15%), Friuli Venezia Giulia (12%), Lazio (19%), Lombardia (11%), Molise (17%), Pa di Bolzano (9%), Sicilia (27%) e Valle d’Aosta (10%). E’ stabile invece l’occupazione delle terapie intensive al 5% (un anno fa segnava il 39%) e solo la Sardegna (al 13%) supera la soglia di allerta del 10%. Questi i dati dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) del 11 aprile 2022.
Nel dettaglio, a livello giornaliero, l’occupazione dei posti nei reparti ospedalieri di area ‘non critica’ da parte di pazienti con Covid-19 cala nella Pa Trento (11%) e nelle Marche (20%). E’ stabile nelle restanti 9 regioni: Calabria (33%), Campania (17%), Liguria (16%), Piemonte (10%), Puglia (22%), Sardegna (21%), Toscana (16%), Umbria (42%) e Veneto (10%). Supera la soglia del 20% in altre 7 regioni o province autonome: Umbria (42%), Calabria (33%), Sicilia (26%), Basilicata (27%), Puglia (22%), Abruzzo (23%) e Sardegna (21%). Sempre a livello giornaliero, l’occupazione delle terapie intensive da parte di pazienti con Covid-19 cresce in Liguria (5%), Sicilia (8%), Umbria (8%) e Valle d’Aosta (6%). Mentre è stabile nelle restanti 17 regioni o province autonome: Abruzzo (al 6%), Basilicata (1%), Calabria (9%), Campania (6%), Emilia Romagna (4%), Friuli Venezia Giulia (1%), Lazio (7%), Lombardia (2%), Marche (4%), Molise (8%), Pa Bolzano (3%), Pa Trento (3%), Piemonte (3%), Puglia (8%), Sardegna (13%), Toscana (7%) e Veneto (3%).
È stata isolata e sequenziata, per la prima volta in Italia, la variante del virus Sars-CoV-2, la Xf, una sorta di fusione fra la Delta e la Omicron. La scoperta, anticipata dall’edizione bolognese di Repubblica e che trova conferma in ambienti sanitari, è stata fatta al laboratorio di Pievesestina, a Cesena, diretto dal microbiologo Vittorio Sandri. Il tampone positivo era di un paziente che aveva importanti patologie, che ha contratto il Covid un paio di mesi fa e che poi è morto. “Ma non per la variante Xf – precisa Sandri a Repubblica – questo bisogna dirlo con molta chiarezza”.Variante già diffusa in Inghilterra, circa 100 casi.
Ogni valutazione sulle caratteristiche di questa nuova variante è prematura: nel laboratorio stanno continuando a studiare per cercare di capire affinità e divergenze con le varianti già note, la pericolosità, la contagiosità, la resistenza ai vaccini e alle terapie. La nascita di varianti (adesso si sta cercando di individuare la Xe, una mutazione di Omicron che dai primi studi risulta ancora più contagiosa) secondo Sandri è una cosa normale. “Il numero di casi è alto – dice ancora – il virus gira in maniera importante e si moltiplica: è normale la comparsa di mutazioni che possano portare a varianti. Il problema è capire quali e quante ne emergono e cosa piò voler dire”.