Sono 5.062 i nuovi casi di Covid19 registrati a fronte di 36.314 tamponi processati in Sicilia. Il giorno precedente i nuovi positivi erano 5.945. Il tasso di positività scende al ieri 13,9 era al 15,5%.
L’isola è al quarto posto per contagi. Gli attuali positivi sono 260.006 con un decremento di 18.792 casi. I guariti sono 24.245 mentre le vittime sono 12 e portano il totale dei decessi a 9.036.
Sul fronte ospedaliero sono 1.409 ricoverati, con 14 casi in meno rispetto a ieri; in terapia intensiva sono 115, lo stesso numero di ieri.
Questi i dati del contagio nelle singole province Palermo con 1.178 casi, Catania 1.118, Messina 994, Siracusa 580, Trapani 651, Ragusa 359, Caltanissetta 206, Agrigento 295, Enna 84.
Il ministro alla Salute Roberto Speranza ha firmato l’ordinanza che dispone il passaggio in zona gialla della Sicilia a partire da lunedì. Il provvedimento arriva dopo la consueta riunione settimanale della cabina di regia ministeriale che certifica l’abbassamento della soglia di occupazione dei posti letto in Terapia intensiva sotto il 20 per cento per due settimane di fila.
In base ai dati della cabina di regia, restano sopra soglia gli altri due parametri: l’occupazione dei posti letto in area medica, ferma al 36 per cento a fronte della soglia del 30, e l’incidenza settimanale dei casi pari a 946 su centomila abitanti (il tetto è 250 su centomila). Il tasso di occupazione in Rianimazione è invece sceso al 14 per cento. Per la zona arancione bisogna che tutti e tre gli indicatori siano sopra soglia.
Dopo tre settimane, l’Isola torna dunque in zona gialla a partire dal giorno di San Valentino. Ieri è scaduto in tutta Italia anche l’obbligo di indossare la mascherina all’aperto. Per chi è vaccinato, non cambia nulla. Per i non vaccinati (472mila in Sicilia) in zona gialla cade il divieto di spostamento dal proprio comune di residenza.
I risultati di uno studio preclinico dell’Istituto superiore di sanità (Iss) condotto in modelli animali di topo indicano il potenziale profilattico di una nuova piattaforma vaccinale contro il SARS-CoV-2. Lo studio si basa su una proteina comune a tutte le varianti di SARS -CoV-2 e si evidenzia una protezione duratura anche su cariche virali elevate. Appena pubblicato sulla rivista Viruses e condotto dai ricercatori del Centro Nazionale per la Salute Globale dell’Iss, lo studio ha dimostrato che questo nuovo approccio innovativo genera una risposta immunitaria efficace e duratura in topi infettati con SARS-CoV-2.
Il metodo, spiega l’Iss, si basa su una nuova strategia che ha selezionato come bersaglio la proteina N, una proteina che al contrario della più nota Spike, coinvolta nello sviluppo degli attuali vaccini, non mostra quasi nessuna mutazione tra le varianti SARS-CoV-2 finora note. Il metodo con cui è usata in questo studio la proteina N genera inoltre una memoria immunitaria a livello polmonare che potrebbe essere garanzia di un effetto protettivo duraturo nel tempo. Il nuovo meccanismo è basato sulla ingegnerizzazione delle nanovescicole naturalmente rilasciate dalle cellule muscolari e potrebbe superare i limiti degli attuali vaccini sul decadimento degli anticorpi e la perdita di efficacia contro le varianti emergenti. Il gruppo di ricercatori ISS ha dimostrato che, quando le vescicole extracellulari vengono caricate con la proteina N, si può generare una reazione immunitaria in topi tale da indurre una sostanziale protezione dall’infezione con cariche virali molto elevate. Inoltre, nel modello animale studiato, la tecnica messa a punto è in grado di generare una memoria immunitaria a livello delle vie respiratorie, condizione essenziale per un effetto duraturo di qualsiasi strategia vaccinale contro patogeni respiratori. “Tutte le cellule rilasciano costantemente minuscole vescicole a base lipidica definite vescicole extracellulari – spiega Maurizio Federico, autore senior dello studio – e la tecnica messa a punto in ISS è in grado di caricare queste nanovescicole naturali con proteine di SARS-CoV-2. Queste nanovescicole così ingegnerizzate vengono elaborate dal sistema immunitario in modo da generare una forte immunità cellulare orchestrata da una famiglia di linfociti identificata come linfociti CD8”. Studi addizionali in programma stabiliranno parametri come ad esempio la sicurezza della piattaforma vaccinale e la sua tollerabilità. Questi parametri saranno essenziali per porre le basi di futuri studi clinici atti a confermare in via definitiva l’efficacia di questa scoperta. Sarà inoltre necessario comprendere se eventuali vaccini sviluppati con la nuova piattaforma debbano essere integrati da forme di immunizzazione basate sulle tecnologie attualmente in uso, per esempio basate su mRNA. Lo studio, sovvenzionato tramite finanziamenti dall’ISS, dimostra, conclude l’Istituto, “l’impegno dell’Iss e dei suoi ricercatori nella ricerca di strategie che possano condurre a vaccini contro SARS-CoV-2 di maggiore efficacia”.