Sono 3.450 i nuovi casi di Covid19 registrati a fronte di 34.911 tamponi processati in Sicilia. Il giorno precedente i nuovi positivi erano 4.762. Il tasso di positività scende al 10% ieri era al 13,9%.
Le vittime, i guariti, gli attuali positivi
L’isola è al terzo posto per contagi. Gli attuali positivi sono 232.282 con un incremento di 2.603 casi. I guariti sono 2.344 mentre le vittime sono 36 e portano il totale dei decessi a 9.534.
La situazione negli ospedali
Sul fronte ospedaliero sono 1.131 ricoverati, con 20 casi in più rispetto a ieri; in terapia intensiva sono 65, con sette casi in meno rispetto a ieri.
La situazione nelle singole province
Questi i dati del contagio nelle singole province Palermo con 1.295 casi, Catania 713, Messina 786, Siracusa 411, Trapani 497, Ragusa 379, Caltanissetta 215, Agrigento 456, Enna 231.
Covid: calo reparti occupati a 16%,un anno fa a 30%
In Italia scende al 16% (-1% in 24 ore) la percentuale di posti letto in area non critica occupati da pazienti Covid, valore che esattamente un anno fa toccava il 30%. L’occupazione delle intensive è invece ferma al 7%, a fronte del 25% che si registrava lo scorso anno. Lo indicano i dati del monitoraggio dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), aggiornati al 1/o marzo, confrontati con quelli del giorno prima e, grazie alla nuova funzione disponibile sul portale, con quelli del 1/o marzo 2021.
Covid: calo reparti occupati, ecco i dati regione per regione
Nel dettaglio, attualmente, la percentuale di posti letto in terapia intensiva occupati da pazienti con Covid cresce a livello giornaliero in Abruzzo (all’9%), Basilicata (4%) e Puglia (7%) e, mentre cala in 6 regioni e province autonome: Calabria (all’8%), Emilia Romagna (7%), Lazio (12%), Marche (9%), Pa Bolzano (1%), Pa Trento (4%). Il tasso di occupazione delle intensive e’, invece, stabile in: Campania (6%), Friuli Venezia Giulia (9%), Liguria (8%), Lombardia (5%), Molise (5%), Piemonte (6%), Sardegna (13%), Sicilia (8%), Toscana (9%), Umbria (7%), Valle d’Aosta (9%) e Veneto (5%). A superare la soglia di allerta di occupazione delle intensive, stabilita pari 10%, sono solo da Sardegna e Lazio. Per quanto riguarda l’occupazione dei posti letto nei reparti di area medica (o ‘non critica’) da parte di pazienti con Covid-19, a livello giornaliero, la percentuale cresce solo in Campania (17%) e Molise (15%), mentre scende in 13 regioni: Abruzzo (al 26%), Basilicata (25%), Calabria (al 25%), Emilia Romagna (15%), Friuli Venezia Giulia (16%), Lazio (21%), Marche (19%), Pa Trento (9%), Sardegna (19%), Sicilia (27%), Umbria (23%), Valle d’Aosta (12%) e Veneto (9%). Il tasso e’ stabile, infine, in Liguria (20%), Lombardia (10%), Pa di Bolzano (14%), Piemonte (14%), Puglia (20%), Toscana (16%). A superare la soglia di allerta, che, per l’occupazione dei reparti di area medica è stabilita pari al 15%, sono 13 regioni: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria.
Covid: Iss-Istat,42% casi da inizio pandemia a gennaio 2022
Il 42% dei casi Covid-19 in Italia da inizio pandemia sono stati diagnosticati nel gennaio di quest’anno per la predominanza della variante Omicron: 4,5 milioni sui 10.953.342 di casi confermati e segnalati al 9 febbraio al Sistema di Sorveglianza Integrato. È quanto emerge nel 7/o rapporto Iss-Istat sull’impatto sulla mortalità totale. Per quanto riguarda i decessi, segnalate 145.334 morti associate alla diagnosi di infezione da Sars-CoV-2 e avvenuti entro il 31 gennaio scorso. Il 53% dei decessi è avvenuto nel 2020, il 41% nel 2021 (59.136 decessi di cui circa 8.000 sono riferiti a diagnosi del 2020) e il 5,8% a gennaio 2022. Il confronto tra ondate epidemiche di Covid-19 in termini di eccesso di mortalità, riferisce il rapporto Iss-Istat, “evidenzia che nell’ondata in corso l’impatto sulla mortalità è più contenuto rispetto alle ondate precedenti. Nonostante la diffusione di nuove varianti più trasmissibili, durante il periodo 1 ottobre 2021 – 31 gennaio 2022 si registrano circa 250 mila decessi, 40 mila in meno rispetto a 12 mesi prima, con un calo di oltre il 13%”.
Ricoveri giù del 21,6%. Calo più netto in un mese
I ricoveri per Covid scendono del 21,6% in una settimana: è il calo più netto registrato nell’ultimo mese negli ospedali sentinella monitorati da Fiaso. La curva delle ospedalizzazioni, infatti, ha cominciato a scendere l’1 febbraio con una lieve riduzione del 3% e per tutto il mese è stata evidenziata una decrescita graduale fino al picco registrato oggi. Negli ospedali c’è oggi lo stesso numero di pazienti della settimana prima di Natale: oltre il 90% di pazienti per Covid ha comorbidità e più del 70% è no vax o senza terza dose. Nei reparti la diminuzione dei pazienti si attesta al 22% e nelle terapie intensive è pari al 18%.
Negli ospedali oltre il 70% è no vax o senza terza dose
Si conferma negli ospedali del Nord, rileva la Federazione delle aziende sanitarie e ospedaliere, una discesa più veloce dei ricoveri pari al 26% mentre al Sud e nelle isole la curva si piega del 16%. Nelle strutture del Centro i pazienti si sono ridotti del 23,5%. “Oggi abbiamo negli ospedali lo stesso numero di pazienti che avevamo la settimana prima di Natale, la situazione dei ricoveri Covid sta migliorando ma il virus non è ancora scomparso – spiega il presidente di Fiaso, Giovanni Migliore -. Quello che stiamo osservando ormai da due mesi negli ospedali è la comparsa, sempre più frequente, di diagnosi incidentali di positività al Sars-Cov-2: i pazienti cosiddetti ‘Con’ Covid, ovvero coloro che arrivano in ospedale per curare altre patologie e vengono trovati positivi al tampone pre-ricovero, rappresentano ormai la metà dei ricoveri ordinari. Questo conferma l’alta protezione vaccinale dalle forme gravi della malattia, ma spinge sempre più gli ospedali a trovare soluzioni organizzative per poter garantire l’assistenza sanitaria a tutti”. “Un altro dato ormai consolidato che emerge dalle nostre rilevazioni è che oltre il 90% dei pazienti che oggi vengono ricoverati, sia nei reparti ordinari sia nelle rianimazioni, con sindromi respiratorie e polmonari da Covid è affetto da altre gravi malattie e più del 70% è composto da no vax o da soggetti vaccinati con l’ultima dose da oltre 4 mesi. La predisposizione dei pazienti con comorbidità, che, anche se vaccinati, possono andare incontro a forme gravi, costituisce un tema prioritario e conferma l’importanza di procedere con la somministrazione della quarta dose verso i soggetti immunodepressi a 4 mesi di distanza dall’ultima dose – continua Migliore -. Occorrono interventi di prevenzione primaria per le persone con comorbidità continuando a raccomandare l’uso della mascherina, evitare luoghi affollati e rispettare il distanziamento. Se si riuscisse a prevenire la maggior parte dei casi nelle persone con comorbidità, infatti, i quadri gravi e i ricoveri in intensiva per Covid sarebbero un fenomeno residuale”.
Iss-Istat, mortalità in calo con il progredire dei vaccini
Con il progredire della campagna di vaccinazione, la mortalità è significativamente diminuita a partire dalla 20-esima settimana del 2021: l’82% circa dei decessi nel 2021 è avvenuto nel primo quadrimestre. In particolare, sì è molto ridotta la mortalità Covid-19 correlata nella fascia di età 80 anni e più, per la quale, a fine 2021, è stata raggiunta una copertura vaccinale con il ciclo primario pari a circa il 95%. È quanto emerge dal 7/o rapporto congiunto Istituto nazionale di statistica (Istat) e Istituto Superiore di Sanità (Iss) sull’impatto dell’epidemia sulla mortalità totale. La campagna di vaccinazione, iniziata il 27 dicembre 2020, a partire da maggio 2021 ha raggiunto elevati livelli di copertura, soprattutto nelle fasce di età più avanzate (60+).
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