Sono 119 i nuovi positivi al Covid19 registrati in Sicilia nelle ultime 24 ore su 16.962 tamponi processati, con una incidenza che finalmente scende allo 0,7% per effetto della crescita del numero dei tampone. La Regione stavolta scende al secondo posto in Italia per numero di contagi giornalieri.
Le vittime sono 6 e il totale dei morti è 5.957. Il numero degli attuali positivi è di 4.753 con una diminuzione di 155 casi. I guariti sono 453
Negli ospedali i ricoverati sono 212, 19 in meno rispetto a ieri, quelli nelle terapie intensive sono 27, 2 in più dopo tre giorni durante i quali erano rimaste stabili a 25.
La distribuzione di casi registrati nelle nove province vede in testa al contagio Catania con 42 casi, Palermo 17, Messina ed Enna con 13, poi Caltanissetta 9, Agrigento con 7 casi seguita da Trapani 8, Siracusa e Ragusa 5.
Intanto prorogate le “zone rosse” di Valguarnera Caropepe, nell’Ennese, e di Santa Caterina Villarmosa, nel Nisseno. In entrambi i territori le restrizioni rimarranno in vigore sino al 1° luglio (compreso). Lo dispone un’ordinanza del presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, a seguito delle relazioni delle Asp competenti e sentiti i sindaci dei Comuni interessati.
Preoccupa non poco la variante delta secondo il report della Fondazione Gimbe. Mentre in Italia e anche in Sicilia calano i casi e gli ospedalizzati, inizia a destare preoccupazione la nuova variante che già nel Regno Unito sta facendo lievitare i nuovi casi di covid19.
Secondo il report dell’ente Europeo di prevenzione delle Malattie (ECDC) pubblicato ieri, questa variante è del 40-60% più contagiosa di quella alfa (inglese) e determinerà il 70% delle nuove infezioni entro l’inizio di agosto ed il 90% entro la fine. “In assenza di dati affidabili sulla presenza della variante delta in Italia – puntualizza la fondazione Gimbe – tre sono le ragionevoli certezze: il numero di sequenziamenti effettuati è modesto e notevolmente eterogeneo a livello regionale; in secondo luogo, il contact tracing non è stato adeguatamente ripreso, nonostante i numeri del contagio lo permettano; infine, preoccupa il confronto con quanto sta accadendo nel Regno Unito nonostante sia più avanti sul fronte delle coperture vaccinali: in Italia infatti poco più 1 persona su 4 ha una copertura adeguata, avendo completato il ciclo vaccinale (27,6% rispetto al 46% del Regno Unito), mentre il 26,5% della popolazione ha ricevuto solo una dose (rispetto al 17% del Regno Unito) e il 46% è totalmente privo di copertura (rispetto al 37% del Regno Unito), percentuali preoccupanti considerando la minore efficacia di una sola dose di vaccino nei confronti di questa variante”.
Quello che preoccupa sul fronte della lotta alla variante delta è che quasi 2,5 milioni di over 60 (14%) non ha ricevuto nemmeno una dose di vaccino, con rilevanti differenze regionali. Dal 25,2% della Sicilia al 8,7% della Puglia. Peraltro, il trend di coperture vaccinali per fasce di età conferma ormai l’appiattimento delle curve degli over 80 e delle fasce 70-79 e 60-69, oltre a dimostrare una netta flessione nelle ultime tre settimane per la fascia 50-59 anni, già a copertura inferiore al 70%. “Considerato che oltre 5,4 milioni di over 60 devono ancora completare il ciclo vaccinale – precisa Gili della Fondazione Gimbe – è utile ribadire che secondo l’ultimo report del Public Health England nei confronti della variante delta una singola dose di vaccino (Pfizer-BioNTech o AstraZeneca) riduce la probabilità di malattia del 31% e di ospedalizzazione del 75%; percentuali che salgono rispettivamente al 80% e al 94% con il ciclo completo”.
Secondo gli esperti non bisogna abbassare la guardia e servirebbe potenziare sequenziamento e contact tracing.
“Se al momento attuale – aggiunge Cartabellotta – tutti i dati dimostrano una bassa circolazione del virus ed un impatto ospedaliero ormai minimo, non è accettabile una gestione “attendista” della variante delta, contro la quale occorre attuare tempestivamente le misure raccomandate dall’ECDC: potenziare sequenziamento e contact tracing, attuare strategie di screening per chi arriva dall’estero, accelerare la somministrazione della seconda dose negli over 60 e nei fragili, commisurando l’intensità delle misure non farmacologiche di contenimento del contagio alla loro copertura completa”.