Sono 1.023 i nuovi positivi al Covid19 registrati in Sicilia nelle ultime 24 ore, su 8458 tamponi effettuati; 27 i decessi, che portano il totale a 703.
Con i nuovi casi salgono così a 21.939 gli attuali positivi con un incremento di 472. Di questi 1.490 sono i ricoverati con un incremento di 63: 1303 in regime ordinario con un aumento di 53 ricoveri e 187 in terapia intensiva con un aumento di 10 ricoveri. In isolamento domiciliare sono 20.449. I guariti sono 524.
I nuovi positivi sono così distribuiti per province: Catania 359, Palermo 188, Ragusa 161, Messina 133, Siracusa 99, Enna 77, Trapani 6,. Nessun nuovo caso a Caltanissetta e Agrigento.
Intanto cresce la preoccupazione per l’andamento del contagio nelle prossime settimane.
“Ci attendiamo un raddoppio dei ricoveri ospedalieri e in terapia intensiva nella prossima settimana se il trend non muterà, ed in attesa degli eventuali benefici derivanti dalle misure dell’ultimo dpcm che potranno però evidenziarsi non prima di altri 10 giorni”.
E’ l’allarme del presidente dell’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri (Aaroi) Alessandro Vergallo. Le terapie intensive “sono già sotto pressione. A fronte di ciò e dell’assenza di una medicina territoriale, la proposta di lockdown nazionale – rileva – è a questo punto ragionevole”.
I ricoveri ospedalieri e dunque anche quelli in terapie intensiva, ha spiegato Vergallo, “purtroppo aumenteranno fino a quando le misure più restrittive dell’ultimo dpcm non porteranno gli auspicati effetti positivi, ma per vederli ci vorranno ancora una decina di giorni”. Intanto, “a trend epidemico invariato – ha sottolineato – finora abbiamo visto appunto un raddoppio dei casi in media ogni 10 giorni”. Se dunque “pensiamo ad una proiezione a breve termine, la situazione appare al limite. Le terapie intensive – ha affermato – iniziano ad essere in crisi per il superamento della soglia limite del 30% di posti letto occupati per malati Covid”.
Ma la crisi, precisa Vergallo, “riguarda l’intero sistema ospedaliero, per l’enorme pressione cui è sottoposto in questo momento”. Tale situazione, precisa, “è dovuta anche al fatto che la Medicina del territorio, che coinvolge circa 50mila medici di base, non sta funzionando”. Dunque, “visto che dalla Medicina del territorio non sta arrivando aiuto concreto e visto che gli ospedali cominciano ad essere saturi – ha concluso il presidente degli anestesisti rianimatori – la proposta della Fnomceo ci sembra a questo punto ragionevole. Si tratta di una proposta che accogliamo a malincuore per le implicazioni che ha, ma allo stato in cui siamo è ragionevole”.