Non solo attacco ai dipendenti regionali per lo più inutili. E’ un Nello Musumeci ‘superstar’ quello che interviene all’evento “Innovation Days” del Sole 24 Ore, intervistato da Nino Amadore e dedicato in questa tappa a Sicilia e Sardegna.
Inevitabile il coronavirus come argomento cardine “A decidere per i prossimi anni sarà il numero dei contagi, non sarà la politica. La politica arriverà dopo. La decisione politica sarà consequenziale; è chiaro che il numero dei contagi è fortemente legato alla condotta individuale e collettiva dei siciliani e di chi per vari motivi si trova in Sicilia. Noi abbiamo bisogno – ma l’ho detto personalmente io al presidente Conte visto che sono uno dei tre presidenti di regione che fanno parte della cabina di regia – di maggiore fiducia da parte di Roma. Non è possibile che le linee indicate dal governo centrale possano essere immaginate utili e adatte a tutte le regioni, da Bolzano a Ragusa. é chiaro che c’è una esigenza diversa, un contesto sociale diverso quindi all’interno di una cornice nazionale è giusto che noi i governatori siamo nelle condizioni di adattare alle circostanze alcuni provvedimenti, che non possono essere solo restrittivi, ma anche estensivi”.
Penso per esempio al limite assurdo e irragionevole dei 30 invitati ai matrimoni. In Sicilia il matrimonio è una grande occasione per istituire e consolidare i rapporti di amicizia ma qui c’è un’attività imprenditoriale, quella dei catering dei ristoratori, delle dimore storiche assolutamente consolidata ormai, e rischiamo di metterla sul lastrico, perché 30 invitati in un salone di 2000 metri quadri diventano veramente ridicoli. Io ho chiesto al presidente Conte di comparare il limite degli invitati alla dimensione reale del locale in cui si deve fare l’evento, perché se la distanza fisica interpersonale è una garanzia per evitare o per allontanare il rischio del contagio non si capisce perché debbano essere 30 in un salone di 300 metri o in un salone di 1000 metri. Ho contestato alcune misure contraddittorie del decreto del presidente del consiglio e mi auguro che si voglia dare ai governatori il compito caso per caso di decidere misure anche diverse, pur nel rispetto delle linee generali che il governo deve necessariamente dare.”
“La Sicilia in questo momento nella graduatoria nazionale non è in una condizione di emergenza, credo che siamo al sesto e al settimo posto. E’ però chiaro che non siamo neanche rilassati. Non credo che bisogna iscriversi al partito del “chiudiamo tutto” e non bisogna neanche iscriversi al partito del teniamo tutto aperto”. la politica deve trovare il giusto punto di equilibrio.
Per gli ospedali, stiamo lavorando per avere 900 posti in terapia intensiva. oggi possiamo disporre di oltre 300. Questo significa che alcuni ospedali devono essere riconvertiti in ospedali COVID perché non possiamo costruire 10 ospedali solo per il Covid. A parte che per creare un ospedale in Sicilia ci vogliono all’incirca 5/7 anni, in Cina forse 10 giorni… Ecco perché io sono convinto che bisogna essere pronti ad una degenerazione del fenomeno ma se lavoriamo con cautela e con un’azione improntata al rigore sono convinto che possiamo guardare ai prossimi mesi con cauto ottimismo”.
Poil’attacco alla macchina regionale, lenta e farraginosa “ Bisogna cambiare la Regione. La Regione non era fatta per risolvere i problemi, era fatta per diventare un ‘ammortizzatore sociale’. La Regione è stata la più grande industria per 70 anni; si poteva entrare anche senza concorsi, con un biglietto da visita, con una telefonata… questa è stata la Regione siciliana. E non avere il coraggio di dirlo è davvero criminale.
Io ho il coraggio di dirlo. Avevamo 19.000 dipendenti: 5000 sono andati in pensione, ne abbiamo 13.000. dei 13.000 il 50% appartiene alla fascia A e B, assolutamente non funzionali a rendere efficiente la macchina regionale. Qui non si fa un concorso dal 1991. Il più giovane ha 58 anni! Non è gente digitalizzata, non è gente abituata a lavorare in un contesto assolutamente diverso, competitivo, come richiede oggi la pubblica amministrazione. Ed è con questa macchina che io devo fare i compiti giorno dopo giorno. E se richiamo un dirigente l’indomani ho lo stato di agitazione di tutte le sigle sindacali. Ho detto che l’80% dei dipendenti regionali è assolutamente inutile alle funzioni programmatiche della regione. Lo ripeto. Anche.se siamo passati dall’ 80 al 70% grazie al cielo. Il mio obiettivo è di arrivare almeno al 50%. Non c’era un sistema digitalizzato e lo abbiamo attivato ma ci vorrà ancora un altro anno per poterlo completare. il protocollo era manuale, con la carta. Questa era una regione immaginata per altre funzioni, non per risolvere i problemi del territorio e per diventare un centro propulsore”.
E per Musumeci il Reovery Fund è una opportunità da cogliere “Noi ci siamo riuniti e stiamo lavorando. Abbiamo già deliberato la settimana scorsa i punti chiave: infrastrutturazione sociale, digitalizzazione e innovazione tecnologica – la Sicilia è la regione più cablata d’Italia – serve un porto e un aeroporto hub intercontinentale che ci possa affrancare da Fiumicino e da Malpensa, e un aeroporto lo si progetta 10 anni prima, quello di Catania fra 10 anni sarà al collasso. E questo la Sicilia non se lo può permettere. La velocizzazione e la elettrificazione delle ferrovie. La chiusura dell’anello autostradale; e infine il collegamento stabile tra la sponda siciliana e quella calabra. Io penso che il recovery fund sia una grande opportunità finanziaria, a patto che ci siano le procedure veloci e che Roma ci dica se i progetti dobbiamo predisporli noi o il governo centrale. Abbiamo bisogno di chiarezze. A noi servono infrastrutture strategiche. Non mi interessa se a inaugurarle fra 8 anni sarà un altro presidente. Avrò la possibilità di guardare negli occhi mio nipote e di poter dire ‘quest’opera l’ho immaginata io quando ero alla guida della Regione’. Questa deve essere la cultura che deve animare ogni imprenditore, che lavora per lasciare ai propri figli l’azienda avviata”.
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