Torna il lockdown in Italia. Non in tutto il Paese, ma in aree specifiche. E torna anche la paura con la scoperta dell’approdo delle più pericolose varianti del virus.
L’Alto Adige da lunedì 8 febbraio torna in lockdown. Chiusi i negozi, didattica a distanza nelle scuole, divieto di spostamento dai Comuni. Nonostante la strategia di effettuare test a tappeto su tutto il territorio per cercare di interrompere la catena dei contagi, si legge in una nota, non accenna a calare il numero di persone positive al Sars-Cov2 in Alto Adige, ed è già stato registrato anche il primo caso di mutazione del Coronavirus. Per questo motivo, la Giunta provinciale si è riunita ieri sera e ha deciso l’inasprimento delle misure attualmente in vigore.
Per una regione che chiude altre due piombano nella paura: Umbria e Abruzzo.
Sarebbero risultati positivi alle varianti brasiliana o similari del virus SarsCov2 la gran parte dei 42 campioni di soggetti positivi inviati dalla regione Umbria all’Istituto superiore di sanità. E le varianti avrebbero colòpito anche in Abruzzo “Stimiamo che il 40% dei casi di coronavirus emersi a Pescara negli ultimi giorni sia dovuto ad una variante, molto probabilmente quella inglese, che sta circolando rapidamente sul territorio. Potrebbe essere questa la spiegazione della crescita dei numeri” dice il direttore del laboratorio di Genetica molecolare – Test Covid-19 dell’Università di Chieti, Liborio Stuppia, a proposito dell’incremento dei contagi nell’area metropolitana. “La variante inglese è più contagiosa: tutto questo non deve portare al panico, ma all’estrema prudenza”, aggiunge.
Questo mentre i datidi ieriparlano diuna Sicilia che mostra dati in calo e resta blindata per gli ingressi. Sono 789 i nuovi positivi al Covid19 in Sicilia. su 22.377 tamponi processati con una incidenza di positivi pari al 3,5%, tasso che torna a scendere rispetto a ieri. La regione scivola all’ottavo posto in Italia per contagio dopo Lombardia, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Puglia, Veneto e Piemonte. Le vittime sono state 24 nelle ultime 24 ore e portano il totale a 3.603
Nel frattemp0 l’Italia insiste sulla strategia vaccinale e prepra l’accordo per la somministrazione da parte dei medici di medicina generale “Il finanziamento delle prestazioni aggiuntive, tra cui rientrano le vaccinazioni non obbligatorie, è a carico di quota parte del fondo sanitario nazionale. Pertanto, l’assegnazione ai medici di Medicina generale delle vaccinazioni anti Covid-19 rende necessario un finanziamento aggiuntivo”, e al medico andrà riconosciuto un “trattamento economico pari a 6,16 euro” si legge nella bozza del Protocollo d’intesa tra governo, regioni e organizzazioni sindacali della medicina generale, che definisce la cornice nazionale e le modalità per il coinvolgimento dei medici di base nella campagna di vaccinazione anti Covid-19. Il trattamento economico di 6,16 euro rappresenta dunque un riconoscimento inferiore rispetto alla cifra di 10 euro indicata nell’accordo di massima circolato ieri. Nella bozza di protocollo si sottolinea che l’Accordo collettivo nazionale del 2005 prevede che per “l’effettuazione delle vaccinazioni non obbligatorie vada riconosciuto al medico un trattamento economico complessivo pari ad euro 6,16”. A tal fine, si precisa nel documento, “vi è l’impegno del Governo ad adottare un provvedimento di urgenza per lo stanziamento delle risorse necessarie alla copertura degli oneri derivanti dall’attuazione delle misure contenute nel presente protocollo d’intesa”.
I medici di medicina generale, si prevede inoltre nella bozza del protocollo, effettueranno le vaccinazioni anti-Covid nei propri studi, oppure, laddove non fosse possibile, in spazi appositi delle asl. “Laddove i profili organizzativi e logistici della vaccinazione anti Covid-19 da effettuarsi da parte dei medici di medicina generale non consentissero la vaccinazione presso gli studi dei medici – si legge nel documento – andrà valutato l’intervento professionale dei medici di medicina generale presso i locali delle aziende sanitarie a supporto, nell’ambito di incarichi libero professionali”. La struttura del Commissario straordinario Covid-19, si sottolinea inoltre, “assicura la fornitura dei vaccini e dei materiali ausiliari e di consumo secondo le modalità che saranno individuate a livello regionale, tenuto conto anche degli ordinari canali di gestione vaccinale, e della popolazione che i medici dovranno vaccinare in funzione dei piani regionali di vaccinazione, delle caratteristiche di conservazione dei singoli vaccini e della disponibilità di strumenti di conservazione e trasporto”. Laddove a livello regionale “dovessero insorgere difficoltà logistiche per la distribuzione dei vaccini ai medici, il Commissario, su richiesta delle Regioni e di concerto con il Ministero della salute, potrà valutare le concrete modalità ulteriori di intervento sussidiario per affrontare le eventuali criticità”.