- Verso il via alla terapia con le monoclonali ma solo in emergenza
- Presto anche il vaccino russo in Italia
- Ad aprile ampliamento della somministrazione del vaccino AstraZeneca
- La crisi di governo rallenta tutto
- Lo Stato si affida alle regioni per ottenere continuità
Via libera a due tipi di monoclonali per la cura, sì alla somministrazione del vaccino AstraZeneca anche sopra i 55 anni e analisi per il vaccino russo ma tutta la strategia potrebbe essere messa in crisi dall’attuale assenza di un governo in carica con pieni poteri.
E’ l’assurda situazione nella lotta al Covid19 che si sta verificando in Italia proprio mentre in Sicilia si indice una nuova zona rossa. Ma andiamo per ordine.
Le monoclonali
Via libera dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) a due anticorpi monoclonali per il trattamento di Covid19, con alcune condizioni e per una categoria limitata di pazienti, ovvero per una casistica limitata in fase precoce in pazienti ad alto rischio di evoluzione.
I vaccini
“Il tetto anagrafico di 55 anni per il vaccino AstraZeneca potrebbe essere superato in futuro dopo ulteriori valutazioni scientifiche” dice il ministro della Salute Roberto Speranza al vertice con le Regioni. “I vaccini sono essenziali ma ci sono anche altre opzioni in valutazione – ha aggiunto – stiamo accelerando sugli anticorpi monoclonali”.
“Il vaccino russo? Non dobbiamo avere timori delle origini dei vaccini, quello che per noi è importante è il passaggio all’Ema (Agenzia europea farmaco). Abbiamo sollecitato l’Ue alla valutazione scientifica sul vaccino russo e di altri Paesi”.
La conferenza con le Regioni per rivedere i piani vaccinali
“Alla crisi politica la conferenza Stato-Regioni deve rispondere con unità, serietà e velocità”. Lo ha detto il ministro uscente degli Affari Regionali Francesco Boccia nella riunione odierna con i governatori sul piano vaccini, secondo quanto si apprende. “Chi siede qui ha il dovere di anteporre l’unità, la serietà e la velocità davanti a tutto nella campagna di vaccinazione e negli interventi sulle reti sanitarie regionali”, ha aggiunto l’esponente Pd, “siamo in una fase molto delicata sia dal punto di vista politico, ed è sotto gli occhi di tutti, ma soprattutto nella gestione dell’emergenza sanitaria”.
“Siamo stati insieme al centro di una sfida epocale – aggiunge il ministro – E le scelte che abbiamo fatto hanno permesso di tenere il virus sotto controllo senza chiudere il Paese, l’Italia non si è fermata e potrà ripartire forse anche più competitiva”. Per questo, ha concluso Boccia, “l’unità e la collaborazione istituzionale, pur con momenti di confronto serrato, sono alla base di questi risultati e non vanno in nessun modo sacrificati. Il Paese ne ha ancora assoluto bisogno fino all’uscita dall’emergenza Covid”.
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