Long Covid, i danni polmonari, i nuovi vaccini, l’impatto sul sistema sanitario e gli scenari futuri. Questi sono solo alcuni degli argomenti trattati nel primo giorno del congresso dal titolo “Pulmonary expert forum on Covid-19 and the impact on pulmonary diseases”, con la direzione scientifica di Nicola Scichilone. La due giorni, che si concluderà oggi, è in corso presso il circolo degli ufficiali dell’esercito di Palermo con la segreteria organizzativa di Collage.
Il Long Covid e le conseguenze respiratorie della malattia
“Questo convegno nasce dal fatto che in questi anni abbiamo dedicato, come pneumologia, le nostre competenze e i nostri sforzi ai pazienti affetti da polmoniti da Covid – dice Nicola Scichilone, pneumologo e direttore scientifico del congresso – Continuando a gestire questi pazienti con numeri che fortunatamente con la campagna vaccinale sono fortemente ridotti, vogliamo discutere di due cose: il long Covid e quindi le conseguenze respiratorie della malattia. Avremo sicuramente tanti pazienti che lamenteranno disturbi a distanza dal Covid. E poi vogliamo prenderci cura sempre di più dei pazienti respiratori affetti da malattie non direttamente legate al virus Sars Cov 2 e che per forza di cose, dovendo gestire grandi numeri, abbiamo dovuto in questa fase trascurare. Abbiamo lavorato in stretta collaborazione, sin dal primo giorno, con i rianimatori. Obiettivo era quello di mettere a frutto le nostre competenze e professionalità per prevenire interventi del rianimatore. Obiettivo, vi assicuro, voluto e cercato anche dai rianimatori stessi. Ogni paziente che varca la soglia della terapia intensiva, è una nostra sconfitta. Quindi volevamo riuscire a gestire con modalità di assistenza ventilatoria non invasiva le gravi insufficienze respiratorie legate a polmoniti devastanti da Covid-19″.
I vaccini hanno evitato 150mila morti, probabilmente a ottobre un nuovo vaccino
Interessanti i dati emersi nel corso della prima sessione. Tra questi, la questione vaccini è stata quella che ha catturato di più l’attenzione. “I vaccini ci hanno risparmiato in un anno e mezzo 100 mila morti, forse anche 150 mila – dice Sergio Abrignani, immunologo dell’università statale di Milano – I vaccini che sono stati creati sono di tipo nuovo, cioè di tipo a Mrna. Ed è una grande innovazione tecnologica. Abbiamo imparato a sviluppare vaccini sotto la pressione di una pandemia in un anno piuttosto che in dieci. Un grande vantaggio competitivo. Ma i vaccini che abbiamo oggi non sono ideali. Lo erano per le vecchie varianti e il ceppo originale del Covid-19. Con le varianti Omicron ci proteggono poco dall’infezione, ma ci proteggono molto dalla malattia severa. A ottobre probabilmente avremo un vaccino aggiornato con le varianti Omicron. Abbiamo verificato che la protezione dei vaccini di oggi contro le varianti è limitata nel tempo. E quindi possibile che ci vaccineremo entro l’anno con un nuovo vaccino se dovesse tornare il virus”.
Bisogna prepararsi all’autunno, la strategia cinese sul lockdown non funziona
La pandemia, adesso, da una fase di plateau, si sta trasformando in una fase discendente, con il numero dei contagi in lieve flessione e per fortuna, con gli ospedali che continuano a svuotarsi. “Siamo in una lieve fase discendente dei casi settimanali, con meno ricoveri in area medica e in terapia intensiva che fortunatamente oggi sono poco più di 300, a dimostrazione del fatto che Omicron si conferma essere un forma più benigna dell’infezione virale – dice Nino Cartabellotta presidente della fondazione Gimbe, il gruppo italiano per la medicina basata sulle evidenze – Purtroppo continuiamo ad avere una media di 120 morti al giorno, in parte legati all’età avanzata delle persone, ma in parte legata al fatto che ci sono tantissimi che non hanno fatto la terza dose e/o il booster della quarta dose. Dovremmo avere un’estate abbastanza tranquilla, così come già accaduto. Ma è evidente che bisogna effettuare un piano di preparazione per l’autunno perché quello sarà il momento in cui il virus riprenderà a circolare e soprattutto le coperture vaccinali lentamente declinano. Non sappiamo quanto durerà la copertura vaccinale e se rimanere soltanto con la terza dose o estendere la quarta dose a un’ulteriore fetta della popolazione. Nel frattempo, il mio consiglio, è quello che chi ha l’indicazione di fare la quarta dose, quindi l’ulteriore booster, dovrebbe farla. Il lockdown, in questo momento, non rappresenta più una strategia per la gestione della pandemia, tranne immaginare scenari catastrofici con l’arrivo di una variante contagiosissima e gravissima che al tempo stesso eluda la risposta immunitaria. Probabilisticamente quasi impossibile. Quello che sta succedendo in Cina in queste settimane dimostra che le chiusure totali non sono la strategia efficace contro una variante così contagiosa come Omicron dove quello che conta è l’aver alzato una barriera vaccinale nei confronti di tutte le persone e soprattutto dei più anziani. La strategia “zero Covid” della Cina, che è quella di inseguire il virus come se fosse una sorta di “terrorista” da andare a beccare uno per uno, sta di fatto mettendo in ginocchio dal punto di vista economico diverse città cinesi”.
Affidarsi agli specialisti
“In questi due anni abbiamo visto come il Covid-19 determini infezioni respiratorie e delle gravi polmoniti – dice Carlo Vancheri, presidente società italiana pneumologia – In qualche caso, per fortuna non tantissimi, la malattia lascia delle conseguenze anche sui polmoni. Per cui, tutte quelle persone che dopo aver avuto il Covid, avessero dei sintomi respiratori, come tosse, un po’ di affanno quando fanno uno sforzo anche minimo (tipo salire una scala o fare una salita), e questi sintomi persistono anche dopo la malattia, è opportuno che facciano una consulenza pneumologica per fare degli accertamenti che possano chiarire questa situazione. E in ogni caso, consiglierei a tutti coloro che sono stati ricoverati per polmonite da Covid, di essere seguiti successivamente per fare un monitoraggio della funzione respiratoria e di affidarsi a uno specialista. Se ci dovessero essere delle conseguenze, dal punto di vista clinico e funzionale lasciate dal Covid, vengono prescritte ai paziente delle terapie di tipo antinfiammatorio che si rivelano utili per accelerare il processo di guarigione ed evitare che ci sia un’evoluzione della situazione in modo più grave”.
Cosa è stato fatto sinora e le azione da intraprendere adesso
“Abbiamo fatto un excursus temporale di quello che è successo in questi anni e quindi di come gli ospedali hanno affrontato le prime fasi della pandemia e cosa deve fare adesso tutto il sistema sanitario regionale siciliano – spiega Alessandro Caltagirone, commissario straordinario del Policlinico Giaccone di Palermo – Abbiamo parlato del Pnrr, di quello che faremo per essere più prossimi ai cittadini, con gli ospedali di comunità, le case di comunità, con i centri operativi territoriali, ma dobbiamo affrontare quelle che sono le problematiche legate agli ospedali che devono essere sempre più performanti per dare delle risposte ai cittadini. I pazienti cercano più prossimità, quindi più cure domiciliari, ma nello stesso tempo possiamo fare di meglio all’interno degli ospedali stessi con cure specialistiche e soprattutto essere più tempestivi nelle risposte da dare all’utenza. Il sistema sanitario è sempre pronto ad affrontare le emergenze. La pandemia da Covid è arrivata all’improvviso, ma il sistema ha retto. E se ha retto quel tipo di impatto, è pronto a reggere tutto. Con l’esperienza che abbiamo maturato, dobbiamo strutturarci per essere eventualmente molto più pronti di quanto non siamo stati nel 2020 rispetto ad eventi nuovi”.
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