Per paura del contagio in ospedale da Covid-19, si è registrato in tutto il territorio nazionale una preoccupante riduzione degli accessi al pronto soccorso per infarto miocardico acuto e molti pazienti si sono presentati in ritardo, dopo che il danno era ormai conclamato e irreversibile.
“A confermare questa tendenza è uno studio della Società Italiana di Cardiologia che in un campione di 50 Unità di Terapia Intensiva Cardiologica, compresa la nostra – dice la prof Giuseppina Novo, referente della UTIC del Policlinico Giaccone di Palermo – ha confrontato i dati dei ricoveri per infarto miocardio nella settimana che va dal 12 al 19 marzo di quest’anno con quelli della stessa settimana del 2019. L’indagine ha evidenziato che ci sono stati 349 ricoveri rispetto ai 693 della stessa settimana del 2019, ovvero quasi la metà”.
“Questo dato è molto preoccupante – continua il dr Salvatore Evola, referente del reparto di Cardiologia dell’ospedale universitario – se si pensa che il fattore tempo è cruciale per salvare il muscolo cardiaco e che il ritardo alle cure aumenta il rischio di morte e di complicanze gravi e riduce l’efficacia degli interventi terapeutici. Vogliamo rassicurare la popolazione – concludono Novo ed Evola – nonostante la difficile situazione sanitaria attuale sono stati mantenuti i giusti percorsi protetti per i pazienti affetti da problemi cardiologici acuti che necessitano di assistenza in urgenza. I cittadini non devono sottovalutare i sintomi dell’infarto e devono attivare tempestivamente la rete dell’infarto miocardico acuto, chiamando il 118 in caso di sospetto”.
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