“Pur apprezzando le ulteriori restrizioni, indicate nell’ultima ordinanza regionale, utili a ridurre ulteriormente il rischio contagio da coronavirus, non possiamo, però, nascondere la forte preoccupazione per come sta evolvendo la situazione lavorativa ed economica della nostra Regione. L’economia siciliana già proveniva da un lunghissimo periodo di crisi che aveva lacerato profondamente il tessuto produttivo e che con grande fatica stava cercando di riprendersi, quest’altro grave colpo non ci voleva”. Lo dice Francesco Picarella, presidente di Confcommercio Sicilia.
“Abbiamo chiesto al presidente Musumeci – aggiunge – la possibilità di dare il via libera al cosiddetto “delivery”, il servizio a domicilio, anche per la domenica e i festivi e poi, soprattutto, il prosieguo della cassa integrazione oltre le nove settimane, visto che moltissimi imprenditori, nella “Fase 2” e penso anche a tutti i centri medici accreditati, che non saranno in grado di riprendere a regime”, conclude Picarella.
Dello stesso avviso Confesercenti Sicilia che ha scritto al presidente della Regione Nello Musumeci per chiedere una deroga, il prossimo 25 aprile, all’ordinanza regionale che vieta le consegne a domicilio nei giorni festivi.
“Considerato che il 25 aprile, Festa della Liberazione, è un sabato – spiega il presidente Vittorio Messina – i servizi di consegna a domicilio non potranno essere effettuati per due giorni consecutivi. Quello che chiediamo è di venire incontro allo sforzo di tantissime aziende che hanno cercato faticosamente e investendo risorse, di ricostruire delle microeconomie, attivando proprio i servizi di consegna a domicilio”.
La lettera è stata inviata per conoscenza anche ai gruppi parlamentari all’Ars perché possano farsi interpreti a loro volta della richiesta nata dalla sollecitazione di tanti piccoli esercenti.
Un allarme lanciato peraltro condiviso e lanciato già prima delle festività pasquali dalla Cna “Decisioni politiche non ponderate, eccessive e di scarso buon senso rischiano di generare ulteriori danni all’economia del nostro territorio rispetto a quelli, già gravi, legati agli effetti devastanti innescati dalla pandemia“.
“Ci eravamo rivolti al Governo – avevano detto il presidente Michelangelo Latino e il coordinatore Tindaro Germanelli – fiduciosi che la nostra proposta, di applicare una deroga al precedente provvedimento in occasione della solennità di Pasqua a favore dei titolari o gestori di attività di produzione di cibo da asporto, potesse trovare condivisione e riscontro. Ed invece siamo qui, con grande amarezza e rabbia, a constatare come il Governo regionale si sia dimostrato insensibile alla richiesta proveniente, con forza, dalle imprese che operano nel settore alimentare: ristorazione, produzione pasti caldi, gastronomia, pasticcerie, pizzeria, focaccerie e rosticcerie. Tradotto in soldoni – hanno aggiunto – si finisce per agevolare la grande distribuzione, perché di questo si tratta, a scapito delle piccole attività artigianali, di quegli esercizi di prossimità che ci portano a tavola prodotti freschi e genuini nel rispetto anche delle nostre tradizioni. E non riteniamo assolutamente fondata la tesi secondo cui tutto questo venga sacrificato sul nobile altare della sicurezza della salute pubblica. Perché non è così. I primi noi siamo convinti che l’obiettivo primario resta il contenimento e il contrasto al contagio, ma – sottolineano Latino e Germanelli – non è questa ordinanza che salverà l’umanità. Anzi, se vogliamo dirla tutta, questa ordinanza nasconde un serio pericolo: quello di creare da qui a domenica assembramenti davanti ai supermercati di una moltitudine di persone a caccia di prodotti da acquistare con le potenziali conseguenze del caso, e per di più si corre il rischio che anziani, che vivono da soli a casa, non potranno consumare per due giorni festivi consecutivi, solennità di Pasqua e pasquetta, un pasto caldo in quanto il servizio a domicilio viene incomprensibilmente negato. Facciamo appello ancora al Governo, ma anche a tutte le forze politiche dell’Ars, di maggioranza e di opposizione, affinché prevalga il senso di responsabilità e si dia la possibilità a queste attività produttive di offrire, sempre nel rispetto della sicurezza e delle misure restrittive previste per i giorni feriali, un servizio fondamentale alle nostre comunità e di potere così lavorare”.
Inoltre CNA Agroalimentare Sicilia tocca un altro importante tasto: quello dell’utilizzo dei buoni spesa distribuiti dai Comuni, destinati alle fasce sociali più bisognose in attuazione delle misure urgenti di solidarietà alimentare e in ottemperanza a quanto disposto con ordinanza dal capo Dipartimento della Protezione Civile. Torniamo a ribadire – concludono Latino e Germanelli – la necessità che nei bandi e nelle manifestazioni di interesse, pubblicati dai sindaci, vengano inclusi imprenditori e produttori dei cibi da asporto tra i destinatari delle cessioni con buoni alimentari”.
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