Sono 220 i positivi al Covid19 all’interno delle carceri siciliane con alcuni focolai significativi solo nella Sicilia orientale. I dati, aggiornati a ieri 18 gennaio, sono stati chiesti dal garante dei diritti fondamentali dei detenuti, Giovanni Fiandaca per monitorare l’andamento della pandemia all’interno delle strutture carcerarie dopo i casi emersi negli istituti penitenziari di Siracusa (80 positivi circa) e Augusta (poco meno di 40).
Fiandaca “Numeri sotto controllo, per fortuna nessuno presenta disturbi gravi”
“C’è – dice Fiandaca – come prevedibile un lieve aumento dei contagi che non desta però particolare allarme. Nella gran parte degli altri Istituti collocati sia al centro che nella Sicilia occidentale (comprese le carceri di Pagliarelli e Ucciardone a Palermo), i positivi oscillano da un minimo di 2 a circa 30 unità e vi sono anche sedi senza nessun contagio. Il numero totale di reclusi positivi, se giustifica la massima attenzione da parte dell’autorità penitenziaria e sanitaria territorialmente competenti – prosegue Fiandaca – è al momento sotto controllo: per fortuna tutti i soggetti sono a gestione interna e nessuno presenta disturbi gravi”.
“Merito dei vaccini e misure preventive”
Prosegue Fiandaca: “Merito dei vaccini e delle misure preventive assunte fino ad oggi. Per controllare la diffusione del virus è necessario, adesso, incrementare le misure di contenimento dell’epidemia, a cominciare da una adeguata distribuzione di mascherine, sia chirurgiche, sia in particolare Ffp2, alla popolazione detenuta”.
L’appello “Servono le mascherine, in particolare le Ffp2”
Per questo il garante si rivolge ad associazioni di volontariato, enti e semplici cittadini per risolvere quello che può diventare un problema di rilevanza. “Essendovi un grande fabbisogno di tali dispositivi che andrebbero cambiati almeno una volta al giorno, sarebbe utile che alla fornitura di questo strumento protettivo (specie in carceri con elevata popolazione detenuta come il Pagliarelli) contribuissero con donazioni tutti coloro che sono sensibili alle condizioni di vita dei detenuti negli Istituti di pena”.
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