- L’appello di Sicindustria affinchè si mettano in campo tutte le azioni possibili per ripartire in sicurezza
- Albanese offre disponibilità aziende siciliane a mettere a disposizione fabbriche per vaccinazione propri dipendenti
- Se fosse così contando anche i componenti dei nuclei familiari dei lavoratori si potrebbero vaccinare 200 mila persone
L’appello di Sicindustria
“Mettere in campo ogni azione possibile per tornare, quanto prima, alla normalità in sicurezza: dai test rapidi, anche salivari, per riaprire ristoranti, bar, musei, cinema e teatri ad un coinvolgimento dei privati nel piano vaccinale”.
Alessandro Albanese, vicepresidente vicario di Sicindustria, spinge affinché la Sicilia acceleri sulla ripartenza in sicurezza, perché qualsiasi provvedimento di natura economica avrà effetto se il Paese esce dalla crisi sanitaria.
“In Germania – dice Albanese – si sta facendo avanti l’ipotesi del ‘tampone lasciapassare’ cosi da accelerare un ritorno alla normalità consentendo a chi è negativo di andare al ristorante, al museo, al cinema. È una strada che dovremo percorrere anche noi. Il virus è qualcosa con cui ancora saremo costretti a convivere e, pertanto, è necessario, mentre va avanti la campagna vaccinale, mettere a punto soluzioni che permettano di coniugare l’aspetto sanitario con quello sociale ed economico”.
E a proposito della campagna vaccinale, Albanese ha ribadito la disponibilità, già manifestata dal sistema confindustriale, “di mettere le fabbriche a disposizione per la vaccinazione dei propri dipendenti e dei loro nuclei familiari. Sicindustria rappresenta oltre 1500 imprese con circa 80 mila dipendenti. Se consideriamo una media di 2,3 componenti per nucleo familiare, potremmo vaccinare più di 200 mila persone”.
Il precedente appello rivolto al Governo Draghi
Non siamo più disponibili ad alcuna collaborazione con lo Stato se non si modifica radicalmente l’approccio nei confronti di imprese e lavoratori. Il governo Draghi cambi passo e metodo”. Ad affermarlo il Consiglio di presidenza di Sicindustria, che spiega: “Oggi le nostre imprese dovranno versare i contributi previdenziali in misura piena per l’incapacità delle istituzioni di dare seguito a un provvedimento del dicembre 2020, che prevedeva la decontribuzione al 30%. E questo non è ammissibile – prosegue -. Così come non lo è il fatto che, a distanza di un anno dal primo lockdown, oggi alcuni componenti del Cts, che rivestono un ruolo consultivo, sostituiscano chi ha la responsabilità di governo con dichiarazioni che hanno la sola finalità di incrementare il clima di incertezza e di paura nella popolazione. Precisiamo ulteriormente che le istituzioni di governo non hanno più scelta: o assumono nell’immediato comportamenti improntati alla serietà richiesta dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e di correttezza e lealtà nei confronti di imprese e lavoratori o, in caso contrario, non perdano tempo a chiedere la nostra collaborazione per risollevare le sorti del Paese. Il governo vari entro venerdì il decreto Ristori 5 e, entro fine mese, ristori effettivamente le imprese. In assenza di precise e tempestive misure a sostegno delle imprese, non vi sarà più alcuna disponibilità a collaborare”.
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