Colpiti da un improvvisa voglia di divieti oppure piegati alle esigenze commerciali. Sindaci e amministratori locali siciliani sembrano essere stati colpiti, ultimamente, da una forma diversa di Covid19. Non dal virus che tanta morte ha portato ma da un altro virus: quello dell’onnipotenza ma soprattutto quello della fantasia sfrenata al potere.
Provvedimenti locali anti Covid19
Si moltiplicano, infatti, i provvedimenti locali che impongono divieti e poi li revocano da un giorno all’altro senza che il cittadino riesca ad andare dietro ai provvedimenti con l’effetto, naturale, che alla fine “ognuno fa quel che vuole tanto non se ne capisce più nulla”.
Una smania da provvedimento restrittivo (o liberale) che non risparmia nessuno e che già parte da una gestione incomprensibile a livello nazionale che, poi, assume toni quasi da barzelletta a livello locale.
Un apri e chiudi che crea confusione
Non ne è esente la Regione siciliana che prima impone divieti ‘da zona arancione’ in quattro comuni con una ordinanza quantomeno dubbia che vorrebbe chiudere centri commerciali, bar e ristoranti e imporre il coprifuoco senza averne la titolarità, ma poi riapre da oggi a domani i ristoranti in una città come Vittoria. Lo fa perché ha superato il 70% di vaccinati ma dimentica che su 62 abitanti ci sono 2500 positivi attuali. Una città che, peraltro, deve andare alle urne a ottobre e non si capisce proprio come.
Ma tant’è, gli esercizi commerciali non possono tollerare altre chiusure o sarà davvero il disastro economico e occupazionale. Dunque una motivazione qualunque va bene per aprire anche se, forse, non era il caso di chiudere se questa era la decisione finale.
Comune che vai, regole che trovi
Ma ancora di più possono i sindaci. Territorio che vai, regole che trovi. Due esempi ci sono consegnati dalle cronache degli ultimi giorni. Solo esempi, si badi bene, perché di situazione di follia collettiva degli amministratori anche in comuni fra loro confinanti ce ne sono decine se non centinaia.
No all’acchianata
Così accade che nella Palermo dove c’è il sindaco proibizionista che vieta gli alcolici come se fossero i portatori del virus (formalmente per evitare assembramenti ma nessuno ha compreso il nesso anche se altri hanno deciso provvedimenti analoghi a seguire) i devoti di Santa Rosalia non potranno fare la tradizionale ‘acchianata’ al Monte Pellegrino per raggiungere il Santuario nel giorno dedicato a santa Rosalia, il 4 settembre. Una tradizione che si ripete ogni anno e che prevede che a partire dalla notte fra il 3 e il 4 i devoti salgano a piedi attraverso la strada e la scala vecchia. Il clou è nella notte fra il 3 e il 4 e nel giorno del 4 dedicato dalla Chiesa a Santa Rosalia ma al Monte salgono in tanti anche nei due o tre weekend successi. In pratica per tutto settembre o quasi.
Un po’ perché la vecchia strada è priva di manutenzione e a tratti ci sono rischi di crolli e caduta, un po’ per evitare assembramenti quest’anno Orlando ha vietato l’acchianata.
Sì al cous cous fest
Ma quegli stessi Palermitani che non potranno omaggiare la loro Santa potranno, invece, andare tutti insieme nella non lontana San Vito Lo Capo a fare festa in occasione del Cous Cous Fest dal 17 al 26 settembre ovvero solo due settimane dopo l’acchianata vietata e con la probabilità che i contagi siano ancora più su rispetto ad oggi visto l’andamento.
Il comune è un altro e le regole, dunque, cambiano. L’esempio ci è fornito dall’approdo in cronaca proprio della manifestazione di San Vito dovuto alla gaffe nella comunicazione social dell’evento con uno chef che parla di una manifestazione nella quale “ci si abbraccia, si mangia e si balla”. Per gli organizzatori messaggio frainteso perché si riferiva alle precedenti edizioni ma quando è stato postato quel video nessuno si è accorto che sarebbe stato inteso come un invito all’assembramento?
Ma per San Vito si tratta del momento più importante dell’anno, il clou della stagione e dunque, probabilmente, vale quanto detto prima: salvate il ‘soldato economia’.
Nulla contro l’una ne contro l’altra impostazione, per carità. E’ giusto tutelare la salute, è giusto tutelare le attività economiche ma non si può confondere così chi le regole le rispetta. Perché questa schizofrenia territoriale porta non solo alla confusione ma anche al tradizionale menefreghismo siciliano. Alla fine ce le regole cambiano a distanza di qualche chilometro forse allora posso anche fregarmene e fare come mi dice la testa questa mattina al risveglio
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