“Raddoppiati, triplicati, quadruplicati. I costi per produrre olio ormai sono impazziti e si prevede un’annata molto critica per i produttori olivicoli che si somma alla già stimata produzione inferiore di almeno il 30 per cento a causa della siccità”. È quanto sottolinea Coldiretti Sicilia.
“Se l’anno scorso il costo per la spremitura in alcune zone era di 12 centesimi al chilo quest’anno sarà almeno 16 e dov’era 16 i produttori pagheranno 20 centesimi al chilo. Questo significa che insieme al vetro e in generale a tutto il packaging e ai trasporti una bottiglia di olio all’agricoltore costerà almeno 10 euro, ma di fatto non si sa ancora quale sia il livello del prezzo. L’olio extravergine siciliano – sottolinea ancora Coldiretti Sicilia – rappresenta una delle produzioni più importanti che si estende su circa 160.000 ettari con una frammentazione aziendale media di un ettaro e per questo bisogna agire immediatamente con interventi adeguati che supportino gli imprenditori”.
I rischi
A fronte dei rincari secondo l’associazione degli agricoltori, “il rischio – conclude l’organizzazione agricola – è che i consumatori acquistino dei prodotti di scarsa qualità a pochi euro che minano la salute perché la qualità è la prima caratteristica che deve avere questo alimento alla base della dieta”.
Caro bollette, l’allarme di Confocmmercio Sicilia
Emergenza caro bollette nell’isola. Confcommercio Sicilia punta l’attenzione sulla crisi che si abbatterà nei prossimi mesi sulle imprese siciliane e decine di migliaia di famiglie della nostra isola.
E’ stato predisposto un documento che è stato inviato questa mattina dalla sede di Palermo della federazione di categoria ai vertici nazionali di Confcommercio per annunciare l’avvio di una azione di mobilitazione su vasta scala.
“Le piccole e medie imprese dei nostri comparti – è scritto nel documento firmato dal presidente regionale Gianluca Manenti che ha ottenuto in proposito l’avallo della Giunta siciliana – si trovano schiacciate da costi divenuti insostenibili per l’approvvigionamento di materie prime e di energia. Tutto ciò produce effetti a cascata terribilmente negativi sull’economia e la società siciliane. Come federazione di categoria operante sul territorio siciliano, paventiamo la conclusione dell’attività di centinaia e centinaia di realtà con conseguenti sospensioni dal lavoro o licenziamenti per migliaia di lavoratori. Ma non solo. E’ incombente il rischio di precipitare in condizioni di povertà relativa per quasi un quarto della popolazione. Un problema che naturalmente riguarda l’intero Paese ma che in Sicilia è aggravato dal fatto di partire già da una condizione di svantaggio”.
“Purtroppo – è spiegato ancora – le misure finora adottate si sono rivelate insufficienti a fronteggiare una situazione che appare in peggioramento; e alcune evidenziano problemi di attuazione da correggere urgentemente, come la tassazione dei superprofitti delle imprese produttrici e fornitrici di beni energetici, mentre resta sullo sfondo il piano di emergenza energetica per il prossimo inverno, con ipotesi di razionamento del gas malgrado le direttive sul risparmio dei consumi energetici”.
E conclude: “Ecco perché Vi informiamo che in Sicilia, sotto la guida della nostra e di altre associazioni di categoria di concerto con le organizzazioni sindacali, con cui ci stiamo confrontando in modo serrato in questi ultimi giorni, ci si sta mobilitando per indire una manifestazione unitaria che coinvolgerà tutte le categorie artigianali, commercio, agricoltura e industria. Intendiamo dare un segnale forte. Magari “fermando” per un giorno intero la Sicilia. Chiederemo un confronto immediato e risolutivo sulla crisi dell’energia. Non è possibile attendere oltre. Più giorni passano, più attività imprenditoriali si perdono. E non lo possiamo consentire”.
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