Subisce uno stop l’iter giudiziario legato ai corsi fantasma alla Regione e che vede al centro dell’inchiesta Riccardo Savona, deputato regionale di Forza Italia e presidente della commissione Bilancio all’Ars. Il giudice dell’udienza preliminare ha infatti deciso di annullare l’avviso di conclusione indagini che era stato notificato al parlamentare. Il motivo? Mancherebbero agli atti messi a sua disposizioni diversi interrogatori e varia altra corposa documentazione su cui ha lavorato la Procura di Palermo, tra atti propri degli uffici regionali e quelli prodotti dagli enti di formazione finiti sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti.
Atti rimandati in Procura
Dunque tutto da rifare. Il gup ha stabilito di rimandare tutti gli atti alla Procura a cui è rimandato di procedere nuovamente e questa volta integrando tutti gli atti, anche quelli mancanti, oppure se eventualmente decidere di archiviare tutto. Per il Gup la carenza del materiale investigativo pregiudica le prerogative della difesa, che dunque non sarebbe stata messa nelle condizioni di poter operare correttamente.
L’inchiesta su Savona
La Procura ha chiesto il processo per il presidente della commissione Bilancio della Regione. Le accuse nei suoi confronti sono “associazione per delinquere” e “truffa aggravata in concorso per il conseguimento di erogazioni pubbliche” proprio per avere ottenuto i contributi dalla Regione. Savona è sotto inchiesta per progetti e corsi di formazione riconducibili ad alcune associazioni e società cooperative e per i quali complessivamente sono stati ottenuti poco meno di 900 mila euro dal 2012 al 2019. La procura (l’aggiunto Sergio Demontis e i sostituti Vincenzo Amico e Andre Zoppi) aveva chiesto il rinvio a giudizio anche per la moglie del deputato, Maria Cristina Bertazzo, la figlia Simona, Sergio Piscitello, Giuseppe Castronovo, Michele Cimino e Nicola Ingrassia.
La ricostruzione delle fiamme gialle
“L’elaborazione della documentazione acquisita nei vari assessorati regionali – dicono gli investigatori – oltre ai riscontri sul territorio e all’audizione di oltre 50 persone a vario titolo coinvolte nella realizzazione di progetti, ha messo in luce l’esistenza di un’articolata associazione che, dal 2012 ad oggi, ha frodato il bilancio regionale e comunitario attraverso un reiterato modus operandi posto in essere attraverso l’utilizzo di documenti falsi, furti di identità ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, avente come unica finalità quella di bypassare i controlli degli enti pubblici per l’ottenimento del contributo economico”.
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