Dopo mesi di totale immobilismo dei partiti, si affolla adesso il parterre di candidati a sindaco di Palermo. A due mesi dalle elezioni di primavera – anche se ancora non si conosce la data ufficiale delle Amministrative 2022 – la corsa per la conquista di Palazzo delle Aquile diventa effervescente e conta più di 10 candidati. Anche se quasi nessuno ha parlato di programmi.
Folla nel centrodestra
Attualmente sono ben 5 i candidati nel centrodestra, diviso dalle polemiche interne.
L’assessore regionale all’Istruzione Roberto Lagalla ha finalmente rotto gli indugi, scendendo in campo ufficialmente e presentandosi come “candidato civico”, anche se in quota Udc. “Il tempo delle trattative è finito – aveva detto Lagalla a BlogSicilia durante una punta del format di approfondimento Talk Sicilia – fino ad ora si è lavorato a formare una squadra ma siccome il Centrodestra non riesce a dar vita ad una squadra e mancano 50-60 giorni alle elezioni, è il momento di presentare ai palermitani una idea di governo della città”.
Di contro Gianfranco Miccichè, lo ha “mollato”, puntando più su Francesco Cascio. L’ex presidente dell’Ars avrebbe l’ok di Forza Italia e sarebbe pronto a uscire allo scoperto. L’accordo si era trovato su Francesco Greco ma lui ha detto no all’offerta con una nota polemica sui partiti. Gli azzurri alla fine convergono su Cascio, ma il partito si spacca: l’assessore regionale Marco Falcone al vetriolo contro Miccichè: “Cascio come candidato sindaco va benissimo. E’ stato portato dal presidente Renato Schifani in dissonanza con Miccichè. Fino a ieri il coordinatore regionale diceva che il candidato era Roberto Lagalla: non si possono avere posizioni altalenanti e non va messa a repentaglio la tenuta del centrodestra. Il partito va riorganizzato e necessita di collegialità e questo lo abbiamo detto al presidente Berlusconi”.
Ma c’è un altro Ciccio tra i candidati. Si tratta di Francesco Scoma, in quota Lega. Il Carroccio lo ha offerto all’intera coalizione: “Se gli altri partiti del Centrodestra convergeranno su questo nome sarà un bene perché potremo affrontare la competizione con la concreta possibilità di vincerla a primo turno – diceva Vincenzo Figuccia – se così non fosse la Lega tirerà, comunque, dritto e ci conteremo ad un eventuale ballottaggio”. Ma è probabile che Scoma possa anche fare un passo indietro, in favore di un accordo con FI.
Fratelli d’Italia invece – complice i successi nei sondaggi che lo incoronano primo partito – ha deciso di correre da solo. I meloniani hanno schierato infatti Carolina Varchi candidata a sindaco. Fdi ha già avviato una serie di confronti con associazioni e categorie. Tra gli eventi in programma gli Stati generali del Commercio, che si terranno a Palermo il prossimo 28 marzo.
Varchi – forte dell’endorsement della Meloni che ha dato il suo ok intanto anche a Musumeci per le prossime Regionali d’autunno – ha posto precisi paletti agli alleati. “Per compattare il centrodestra noi siamo disposti a fare un ragionamento unitario, che sia complessivo. Se il passo indietro deve essere concepito come un veto, come un’imposizione, ci riserviamo di fare altre scelte. La presenza del responsabile nazionale Giovanni Donzelli è una testimonianza di un impegno per la città e per i palermitani di tutta la nostra classe dirigente. Noi siamo in campo per il centrodestra. Aspettiamo di capire gli altri cosa vogliano fare“.
In lizza per salire al Palazzo delle Aquile c’è anche il democristiano Totò Lentini (capogruppo dei Popolari autonomisti all’Ars) che già da settimane ha tappezzato Palermo di manifesti di “Alleanza per Palermo”. Ha avviato la sua corsa solitaria organizzando incontri e incontrando persone. Lentini è stato eletto all’Ars con Forza Italia alle Regionali del 2017 ma candidato con Leoluca Orlando alle Amministrative dello stesso anno. L’unico a sviscerare un programma con dei punti dettagliati e dei progetti, tra cui quello della Pedemontana.
Stallo nel Centrosinistra
La coalizione Pd-M5S-Sinistra Comune con liste civiche non ha trovato ancora la quadra.
L’unico nome resta quello di Franco Miceli. Il presidente dell’Ordine degli Architetti, dopo le pesanti polemiche che lo hanno portato a ritirare la sua candidatura, potrebbe tornare sul piatto della coalizione. Dal Partito Democratico e Sinistra comune è in corso un’opera di convincimento per farlo tornare sui suoi passi. Ma non è detto che si arrivi all’accordo.
Anche perché Miceli ha accusato i partiti di eccessivi tatticismi: “Non mi trovo a mio agio con i ‘tatticismi esasperati’ della politica che sono lontani anni luce dalle mie corde. La città di Palermo deve affrontare grandi problemi e guardare al suo futuro. Con grande rammarico constato che l’interesse vero della città non è al centro dell’agenda politica. Palermo non può essere merce di scambio per appetiti personali presenti e futuri, né può essere il campo di gioco per soddisfare la bramosia di partecipazione dei candidati di bandiera per future collocazioni. Così si fa solo danno alla città. Non sono andato con il cappello in mano da nessuno a chiedere la candidatura. Non era in nessun modo nei miei intendimenti”.
Ma il nodo da sciogliere resta nel Movimento 5 Stelle, spaccato da polemiche interne. Se da Roma infatti la fronda “capeggiata” da Steni Di Piazza e Adriano Varrica punta su Miceli, in Sicilia i grillini Trizzino e Schillaci non ci stanno sul metodo adoperato per la proposizione del candidato. Giampiero Trizzino pertanto ha più volte ribadito di offrire il suo nome alla coalizione, ma lo strappo tra i pentastellati sembra insanabile. Anche perché – nonostante gli annunci – l’ex premier Giuseppe Conte non ha preso ancora una posizione ufficiale.
Resta poi in campo nel centrosinistra il nome di Valentina Chinnici di “Avanti Insieme”. “Se Franco Miceli ci ripensa, noi saremo al suo fianco”. Lo ha dichiarato ai nostri microfoni. “C’è stata una petizione. Non mi sono mai autocandidata, non è nelle mie corde. Sono state raccolte oltre 600 persone. Mi interessa il segnale che viene da questo sostegno gratuito e generoso. Sono a disposizione della coalizione, l’ho sempre detto, andiamo avanti. C’è in ballo la candidatura di Franco Miceli che, ultimamente, ha dato un grosso schiaffo ai partiti che oggi tergiversano. Credo che questo sia un segnale importante. Se ci ripenserà, saremo al suo fianco. E’ un’occasione unica per vincere. Dobbiamo prendere il meglio dell’esperienza di Orlando, ma andare avanti e creare una classe dirigente nuova. Finiamola con la narrazione di Palermo città irredimibile. Ci facciamo male da soli”.
Fra civismo e sinistra
E poi c’è Rita Barbera. L’ex direttrice delle carceri Ucciardone e Pagliarelli è scesa in campo in autonomia. “Mi candido a sindaca nel deserto del centrosinistra”. È sostenuta, come lei stessa dice, al momento da 200 cittadini. Si candida “perché mancano due mesi al voto – dice – e vedo la coalizione arrovellarsi su questioni che sfuggono ai più: perimetri, sì o no alle primarie”. Barbera non boccia Orlando: “Ha fatto diventare Palermo una città inclusiva, solidale, contro ogni discriminazione”, dice e “serve una squadra forte: per questo mi auguro che i partiti si uniscano a noi”.
Gli altri candidati sganciati dalle coalizioni
A rompere gli indugi pochi giorni fa è stato Fabrizio Ferrandelli, che dopo due tentativi in cui è rimasto sconfitto da Orlando, ha deciso di correre per la terza volta per la fascia di sindaco. Stavolta con +Europa e Azione il partito di Carlo Calenda.
“Noi non andiamo con nessuna delle due coalizioni di Centrodestra o di Centrosinistra – ha confermato Carlo Calenda – ma scegliamo un accordo che ci mantiene con le mani libere. È inconcepibile che a due mesi dalle elezioni ancora non ci siano candidati scelti e chiari – ha proseguito Calenda – una cosa inaccettabile che rappresenta l’immobilismo che vive questa città. Occorre fare un grande lavoro per il quale servirà tempo e impegno ma è possibile riportare Palermo ad una condizione di vivere civile ed educato, riportarla ad essere pulita. Insomma a questa città servono cose che possono sembrare minime ma che mancano e bisogna recuperarle. Azione ha detto no a Cuffaro, a Miccichè e alle destre in generale”. Non si sono fatte attendere le repliche di Cuffaro e Miccichè che ribadiscono come siano i loro partiti a non volere Calenda.
In sostanza, con questa mossa a sorpresa, sembra proprio Ferrandelli al momento il candidato da battere, dato che gode del favore di tutti i sondaggi, che lo premiano come il volto più conosciuto tra quello dei candidati. Anche per le sue esperienze precedenti e per l’impegno e l’opposizione in Consiglio comunale contro le mosse orlandiane.
Altro candidato “autonomo” è Davide Faraone (con Italia Viva) con tanto di cartellonistica già affissa da mesi; è il nome che vorrebbe aggregare al centro. Dialoga con tutti ma senza riuscire a centrare un accordo con altri. Dal centrosinistra un no netto ai renziani che prima hanno appoggiato Orlando, salvo poi discostarsene nell’ultimo anno, lasciando la maggioranza. Anche Faraone è insieme a Ferrandelli e Lagalla, tra i nomi in pole – secondo i sondaggi – per la competizione elettorale. Tuttavia, l’abbraccio a Cuffaro potrebbe fargli perdere tanti voti.
Tra gli outsider c’è infine Francesca Donato, l’ex eurodeputata leghista, fuoriuscita dal Carroccio in polemica con Salvini per le sue posizioni filo-Draghi. La pasionaria raccoglie un certo consenso soprattutto nel popolo no-vax e no-pass, di cui è sostenitrice. “Le nostre libertà ancora oggi sono subordinate ad un QR che dobbiamo mostrare per fare qualsiasi cosa. Questo secondo me non è un dettaglio. Penso che si conosca la battaglia che faccio ormai da mesi -ha spiegato l’europarlamentare – contro questo strumento gravemente discriminatorio e assolutamente ingiustificabile. Negli altri paesi membri dell’Unione europea il green pass è già stato abbandonato”.
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