Secondo l’accusa, tutti e tre gli imputati meritano di essere condannati. A cominciare da Rosario Crocetta. Per l’ex presidente della Regione è stata chiesta una condanna a sette anni di carcere.
Grazie a un bando cucito su misura, in cambio di tangenti, sarebbe stato consentito alla compagnia Ustica Lines, poi diventata Liberty Lines, di mantenere il monopolio nei collegamenti marittimi con le isole minori.
Per gli altri due imputati – l’armatore Ettore Morace e il collaboratore di Crocetta Massimo Finocchiaro – sono stati chiesti sei anni e sei mesi ciascuno di carcere; 400 mila euro di multa per la Liberty Lines. La parola passa ora agli avvocati delle difese, Vincenzo Lo Re, Giovanni Di Benedetto, Marcello Montalbano e Nunzio Rosso.
In particolare Crocetta nel 2017 avrebbe concesso una proroga del servizio in cambio di un contributo elettorale da 5.000 euro con cui Morace finanziò il movimento “Riparte Sicilia”.
In un’altra occasione, la citazione nei confronti di Rosario Crocetta per il danno erariale che sarebbe stato causato dalla mancata approvazione della giunta del parere sul Regolamento Irsap per il pagamento dei servizi indivisibili è inammissibile. A deciderlo è stata la Sezione giurisdizionale per la Regione Siciliana della Corte dei conti che con una lunga sentenza ha verificato la responsabilità contabile dell’ex presidente della Regione, difeso dagli avvocati Alessandro Dagnino e Ambrogio Panzarella dello studio Lexia Avvocati, e dell’assessore regionale Mimmo Turano nella qualità di ex assessore alle Attività produttive, difeso dagli avvocati Maurizio Ferlini e Salvatore Giacalone.
Negli scorsi mesi la Procura della Corte dei conti aveva contestato a Crocetta e Turano il danno erariale derivante dai minori introiti incassati dall’Irsap a causa della mancata approvazione da parte della Giunta regionale del regolamento per il pagamento da parte delle imprese insediate nelle aree industriali dei servizi indivisibili, in particolare l’illuminazione pubblica e le strade. A Crocetta veniva contestato di non avere fatto approvare la delibera di giunta durante la parte conclusiva del suo mandato, con un addebito di 264 mila euro. A Turano, che nella vicenda è stato assolto, la contestazione era legata agli anni 2018 e 2019, per le sue competenze nell’assessorato che vigila sull’Irsap.