È una crisi senza precedenti quella che sta investendo in Sicilia circa 50 mila addetti nel turismo di cui circa 35 mila stagionali che svolgevano attività negli alberghi, pubblici esercizi, stabilimenti balneari, campeggi, ristoranti.
La maggior parte dei lavoratori che hanno concluso la stagione nel 2019 ha già finito il periodo di Naspi e dunque è senza alcun sussidio.
“La situazione del turismo in Sicilia è drammatica – scrivono i sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil – tante imprese rischiano di chiudere a causa degli effetti del coronavirus e tanti lavoratori perderanno definitivamente il posto di lavoro. A questi si aggiungono le migliaia di lavoratori stagionali che tra marzo e aprile avrebbero dovuto essere assunti o riassunti. Il turismo in Sicilia rimane sempre legato alla stagionalità, il 70% delle attività alberghiere sono a carattere stagionale e in media aprono 8 mesi e mezzo l’anno. I lavoratori stagionali di questo settore grazie alla Naspi di cui possono usufruire alla fine del contratto stagionale, hanno garantito un reddito per 12 mesi. A questi lavoratori, però, il decreto Cura Italia ha soltanto previsto un bonus di 600 euro una tantum ma soltanto per una parte della platea. La stragrande maggioranza, a fronte della chiusura della maggior parte delle strutture alberghiere e considerato che la ripresa del settore sarà lunga e difficile, ormai per quest’anno non potranno certamente essere impiegati”.
I segretari generali di Filcams, Fisascat e Uiltucs, Monia Caiolo, Mimma Calabrò e Marianna Flauto, chiedono al governo regionale e nazionale di “non dimenticare questo settore che rappresenta una parte fondamentale dell’economia siciliana che contribuisce alla produzione di una fetta importante di prodotto interno lordo. Bisogna intervenire con urgenza nell’introduzione di misure che sostengano le imprese al fine di scongiurare la chiusura di tante attività già in ginocchio, garantendo un reddito a tutti quei lavoratori che quest’anno non potranno lavorare e concedere l’ammortizzatore sociale anche agli assunti dopo il 23 febbraio”.
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