E’ inutile fingere che non sia così. Dobbiamo affrontare settimane difficili e dolorose. Questa nuova infezione così subdola ha cambiato le nostre vite. E quando finalmente potremo tirare un respiro di sollievo, allora comprenderemo quanto profonda sia stata l’inversione di rotta.
La fragilità del nostro sistema sociale ed economico è stata svelata. Il mondo aperto e globale che abbiamo sognato é una pia illusione. Non esiste. I viaggi low cost alla scoperta del mondo, la delocalizzazione delle produzione, la supply chain globale, tutto è stato spazzato via dal covid-19. Nuove abitudini, un nuovo sistema di relazioni sociali a distanza, il divieto di abbracciarsi e baciarsi. La musica di sottofondo della nostra felicità è stata spenta.
Ma c’è un tarlo che mi corrode attimo dopo attimo. Che cosa possiamo dire ai nostri bambini e ai nostri ragazzi. Gli è stata levata la scuola, la possibilità di socializzare. E’ stato imposto – una giusta precauzione, per carità – di ridurre le visite ai nonni. Stiamo sradicando tutte quelle certezze che, in un modo o nell’altro, han fatto di noi quel che siamo. É questa la mia grande angoscia.
Ai più giovani e ai piccini stiamo incolpevolmente spiegando le ragioni del distacco sociale, della necessità di isolarsi come bene primario per la difesa di sé stessi. Suona brutto, lo so. Questa malattia così brava a diffondersi nel vento, così poco letale da passare spesso inosservata, è in realtà una piaga purulenta in grado di distruggere il bene dell’animo umano. E questo non può succedere. Perché le conseguenze – xenofobia, razzismo e violenza – sarebbero incalcolabili.
Per questo, passerò le mie serate a leggere libri a mia figlia. Per starle vicina e farle sentire quanto forte e necessario sia un abbraccio per sentirsi vivi.
Commenta con Facebook