Nella giornata di mobilitazione nazionale contro il sistema patriarcale e la violenza di genere, Non una di Meno si afferma nelle strade all’urlo di “Ti rissi no!”. Ieri notte a Palermo il nodo locale ha deciso di focalizzarsi su un tema specifico e scendere in campo contro la violenza mediatica perpetrata dal mondo della stampa e dell’informazione in materia di violenza di genere.
Per questo le scritte su una facciata simbolica di una redazione giornalistica, dai messaggi chiari e davvero poco equivocabili: “Questo non è giornalismo ma pornografia del dolore” e “Ti rissi no! Giornalisti violenti”.
Informazione “inquinata”
La nota punta accusa la stampa: “La violenza di genere agisce e si riproduce in ogni ambito delle nostre vite, compresa quindi la dimensione dei media e del giornalismo. Ci vengono incontro i fatti, anzi, le righe nero su bianco, nel vero senso della parola. L’informazione è inquinata dal pensiero e dal linguaggio patriarcale. Giornalmente ci imbattiamo in articoli di giornale, servizi televisivi, messaggi radiofonici in cui i femminicidi vengono raccontati come un ‘raptus di follia’ o come conseguenza del ‘troppo amore’ o ‘della troppa gelosia'”.
Inoltre: “Gli uomini violenti e stupratori vengono etichettati come “orchi” o “mostri” come se fossero personaggi della fantasia, oppure con espressioni quali “branco” che permettono una deresponsabilizzazione della società tutta e riducono il caso a un evento straordinario causato da singoli. Quando invece si parla della vittima si sprecano righe e righe nel descrivere quanto aveva bevuto, come era vestita, che atteggiamento avesse, andando a scavare nella propria vita, nei propri social, proprio per sottendere la sua colpevolezza. Articoli interi in cui in maniera minuziosa vengono descritte le violenze perpetrate sui nostri corpi e sulle nostre vite, per nutrire il classico voyeurismo da audience e ottenere click a discapito di chi queste violenze le ha subite e si ritrova a doverne subire una seconda: messa nero su bianco, in pasto a un pubblico più vasto, dovendo rileggere i dettagli del proprio stupro e dovendolo così rivivere contro la propria volontà”.
“Non è giornalismo, è pornografia del dolore”
La critica al mondo della informazione, rea secondo Non una di meno di distorcere i fatti, prosegue con una riflessione: “Ci chiediamo se i giornalisti hanno idea dell’impatto che hanno i loro articoli sulle nostre vite, avete idea di cosa voglia dire essere esposte così? Messe alla gogna, dopo aver subito una violenza del genere? Questo per noi non è giornalismo, è pornografia del dolore. Questa non è informazione vera, è diretta espressione del sistema dominante”.
Sabato pomeriggio in piazza
Non una di meno scenderà ancora in piazza domani – sabato 9 settembre – alle 17.30 a piazza Bellini per “rivendicare delle città libere a misura dei nostri bisogni, delle nostre necessità e dei nostri desideri” e per la mobilitazione regionale transfemminista.
Ed ancora: “Ribadiamo ancora una volta il nostro TI RISSI NO. Perché solo un SÌ vuol dire consenso. E quel SÌ può sempre e comunque esser revocato. Perché ad oggi la stampa non fa giornalismo ma produce pornografia del dolore, non persegue l’informazione ma i click per fare audience. Perché in questo sistema la giustizia dei tribunali non è dalla nostra parte, ogni volta che denunciamo siamo noi quellɜ criminalizzatɜ e sotto processo. Perché non vogliamo la polizia per le strade delle nostre città. La presenza delle forze dell’ordine nelle strade non ci ha mai salvato da una violenza. Perché il sistema sanitario non ci riconosce. Le donne e le soggettività LGBTQIA+ non hanno accesso ad una sanità pubblica completa e gratuita”.
E concludono: “Perché non vogliamo più subire sfruttamento e svalutazione nel mondo del lavoro. Non si tratta di un caso eccezionale, di un quartiere pericoloso, della mala movida o del branco di lupi. Si tratta invece di un sistema patriarcale che ci opprime tutti giorni e ovunque. Dallo spazio pubblico, alla mura di casa, alle redazioni dei giornali: siete tutti coinvolti”.
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