Stop dalla corte costituzionale alla copertura finanziaria per il contratto dei regionali. Il provvedimento in particolare ingrandisce la sua lente su salario accessorio e riclassificazione del personale. Due indennità che “pesano” per oltre 5 milioni di euro. La manovra del governo della Regione Siciliana non ha convinto i magistrati. Quei soldi erano stati ricavati in bilancio attraverso una politica di spending review. Ma evidentemente la corte costituzionale non è convinta della bontà dell’operazione.
La manovra
Per l’esattezza la Regione aveva indicato la copertura giustificandola con dei tagli alla spesa. Il salario accessorio era quantificato in 1,6 milioni di euro e la riclassificazione del personale in 3,5 milioni. In un vertice del gennaio scorso i sindacati avevano presentato una serie di richieste al governo riguardo al tema. lo stanziamento delle risorse per l’emolumento accessorio una tantum, così da recuperare il gap dovuto all’inflazione. ma anche le coperture per il ristoro per la vacanza contrattuale nonché per il salario accessorio e la riclassificazione. Queste norme, stoppate adesso dalla corte costituzionale, riguardano il contratto dei regionali scaduto nel 2021. La trattativa per il rinnovo è tutt’ora in corso e non senza polemiche.
Percorsi sempre ad ostacoli
Non è certo la prima volta che la Regione Siciliana si vede “bocciare” le proprie manovre su questi temi. Tempo fa ad esempio la Corte dei Conti diede parere negativo sull’ipotesi di rinnovo del contratto collettivo per i dirigenti regionali nel triennio 2016-2018. Fra le competenze della sezione di controllo, infatti, è prevista la certificazione dei contratti regionali e, in questo caso, è arrivato il disco rosso con la deliberazione n.23 del 2021. In pratica in quel caso non convinse “l’attendibilità e la compatibilità dei costi previsti nei suddetti contratti con gli strumenti di programmazione e bilancio”.
Il collegio ritenne che le informazioni contenute nella relazione tecnica presentata dall’Aran fossero tali da non consentire “di operare – così si leggeva nelle conclusioni – una verifica dell’attendibilità delle stime operate dall’Aran in ordine ai costi contrattuali a regime”. In quel caso si parlò anche di “incertezza del quadro finanziario per il triennio 2019-2021”.
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