“Mentre ci si preoccupa sugli orientamenti culturali e politici del nuovo assessore Alberto Samonà, sta passando quasi sotto silenzio la vera minaccia per i beni culturali siciliani: il disegno di legge Sammartino, che contiene delle norme che stravolgerebbero, spesso cancellandoli, gli strumenti di tutela e di salvaguardia del nostro patrimonio culturale e paesaggistico”. A dirlo Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia, ascoltato oggi in Commissione cultura all’Ars.
Si tratta del ddl “Disposizioni in materia di beni culturali e di tutela del paesaggio” in questi giorni in discussione all’Assemblea Regionale Siciliana (a firma dei deputati Sammartino, Aricò, Bulla, Cafeo, ecc.). Secondo Italia Nostra presenta “nel suo insieme aspetti di incostituzionalità riguardo al mancato rispetto del principio dettato dall’articolo 9 dell’obbligo della tutela del ‘Paesaggio e del patrimonio storico artistico della Nazione”’e contiene norme che confliggono con la legislazione nazionale di tutela che dà attuazione al dettato costituzionale dell’art. 9”.
“Il presidente Sammartino – continua Zanna – ha continuato a ripetere, come un mantra, che questo ddl vuole recepire la riforma Franceschini: è una palese bugia! Mentre si preannuncia questo, forse per tranquillizzare gli illusi e i distratti, si fanno a pezzi le Soprintendenze, sulle quali la riforma Franceschini si basa copiando il nostro modello e organizzazione in vigore dal 1977, togliendogli poteri e funzioni di controllo e tutela. Viene cancellata la pianificazione paesaggistica assegnandola all’Assessorato al Territorio che non ha competenza in materia: su questo punto e su tanti altri il Codice nazionale dei Beni culturali è disatteso, stravolto, non preso in considerazione; ci sono, inoltre, norme scritte in modo pessimo, superate e anacronistiche.
“Abbiamo detto chiaramente che speriamo che questo ddl sia fermato, in caso contrario creerebbe solo un enorme caos, causando ancora più problemi a chi oggi deve gestire i beni culturali – I beni culturali hanno bisogno di pochi interventi normativi, che si possono fare anche in via amministrativa, poiché abbiamo una legislazione in Sicilia molto buona e moderna e solo in pochi casi da correggere ed integrare. Servono, invece, risorse economiche e, soprattutto, umane, per sostenere gli sforzi che ormai i pochi funzionari delle Soprintendenze rimasti, fanno per difendere e tutelare il nostro bene più prezioso: la nostra eredità culturale”.