Continua la paralisi dell’Istituto Regionale Vino e Olio, documento dei dipendenti: “Dov’è la politica?”

Non ci stanno ad essere additati come i responsabili e non ci stanno a pagare le conseguenze di errori di amministrazioni passate e recenti. Sono i dipendenti dell’Irvo, l’Istituto Regione del Vino e dell’Olio senza stipendio da ottobre, che oggi hanno diffuso un documento ufficiale per rendere nota la loro posizione sulla paralisi dell’Istituto.

L’Istituto è alla paralisi ed i dipendenti sono fra le ‘vittime di questa assurda situazione. Tutto nasce da un pignoramento da cinque milioni di euro chiesto e ottenuto da Verona Fiere che vanta un credito di 3,3 milioni per la partecipazione al Vinitaly dal 2009 al 2014. Stand mai pagati a fronte dei quali adesso l’Ente ha ottenuto il congelamento dei conti dell’Istituto Vini e Oli di Sicilia.

La Regione, a  metà novembre, aveva deciso di correre ai ripari con urgenza attivando l’articolo 36 della legge 8 del 2018 ovvero la finanziaria che prevede l’acquisizione dei beni immobili dell’Irvos da parte del demanio siciliano per un valore stimato di 3 milioni. Soldi che permetterebbero di saldare il debito con Verona Fiere e sbloccare la situazione. Ma la formulazione della norma lasciava perplessi gli uffici del bilancio ed era stata necessaria una lunga riunione fra gli assessori al Bilancio e all’Agricoltura, Armao e Bandiera, i rispettivi direttori di dipartimento e l’Irvo per giungere ad individuare un percorso di uscita dall’impasse.

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Percorso che sembrerebbe attivato ma le cose non stanno così in base al documento dei dipendenti. “Non abbiamo notizie su alcuna transazione avvenuta in passato o in atto con Verona Fiere, né di un atteggiamento benevolo di quest’ultima – scrivono i lavoratori –  considerato che nel giro di poco più di un mese e mezzo l’Ente Fiera ha notificato due atti di pignoramento, bloccando di fatto l’IRVO;  tantomeno si capisce come si possa affermare da parte del direttore che il piano di rientro stia funzionando!”

E non ci stanno neanche a far passare il principio che la paralisi sia dovuta alla loro agitazione “L’unica cosa certa è che i dipendenti, in assenza di stipendio a decorrere dal mese di ottobre – scrivono ancora – e soprattutto in assenza di certezza sul futuro, hanno mandato avanti le attività di certificazione dell’Ente, e non è certo a loro che si può imputare la responsabilità del fatto che la certificazione domani  potrebbe non essere più garantita, a meno di non volere pretendere che siano i dipendenti, peraltro non remunerati, a pagare le bollette della luce, dell’acqua , ad acquistare i reagenti per i laboratori, a garantire la pulizia dei servizi igienici, nonché  a garantire la continuità dei contratti di servizio necessari allo svolgimento delle attività di controllo e certificazione, la cui scadenza è fissata per il 31 dicembre”.

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La situazione è ormai insostenibile anche dal punto di vista igienico “Per settimane intere i locali sono stati privi del servizio di pulizia, eppure nessuno si è lamentato e tutti quanti hanno continuato  a fare ciascuno il proprio dovere contribuendo addirittura all’acquisto dei necessari presidi igienico sanitari”.

“Ci domandiamo a cosa sia  servito continuare a  lavorare a certificare ed a fare sacrifici enormi, se poi l’Ente Fiera ha fatto un secondo pignoramento? Ma la politica dov’era? Non siamo certo noi dipendenti a svendere la certificazione all’esterno, non siamo noi che portiamo i soldi siciliani fuori dalla Sicilia,  anzi, dati alla mano, in questi ultimi mesi, grazie allo spirito di servizio e di sacrificio dimostrato da tutti i dipendenti, la media dei tempi di certificazione si è attestata al di sotto dei dieci giorni, contro il termine massimo previsto dalla vigente normativa pari a 20 giorni lavorativi.  Sia chiaro questo ai lettori siciliani!! Questa volta è troppo facile fare credere che la colpa  è dei dipendenti  regionali fannulloni  ed imboscati!”

“…Quanto alla nomina del Commissario ad Acta – denunciano  -si sottolinea che dal 30 settembre, data in cui è scaduto l’ultimo commissario straordinario, l’IRVO è rimasto senza vertice politico; il Governo non ha ritenuto necessario nominare un commissario Straordinario (figuriamoci un CdA!), e soltanto oggi dopo più di due mesi ha nominato un commissario ad acta che come tutti sanno, deciderà  soltanto su singoli atti, non essendo di sua competenza occuparsi della gestione dell’Ente”.

Una situazione assurda e insostenibile a fronte della quale serve un intervento risolutore subito.

LEGGI QUI IL DOCUMENTO IN VERSIONE INTEGRALE DEI DIPENDENTI IRVO

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