“Grazie all’impegno e alla costanza del Presidente dell’Opera, Mons. Corrado Lorefice, già dal 20 febbraio, in anticipo sui tempi precedentemente comunicati, è stata effettuata l’erogazione dei primi stipendi arretrati attesi dai 42 ex dipendenti dell’Opera Pia ‘Cardinale Ernesto Ruffini’: si è trattato non solo della ultime mensilità di dicembre 2016, ma anche di un ingente anticipo sull’intera
annualità per il 2017”. Così in una nota il consiglio di amministrazione dell’Opera Pia sulla vicenda del pagamento degli stipendi dei 42 ex dipendenti,
“Uno sforzo straordinario, questo, frutto dell’impegno costante dell’Arcivescovo – che segue tutte le fasi conseguenti alla cessazione dei servizi erogati dall’Ente – e del Consiglio di Amministrazione dell’Opera Pia, che lavora al reperimento di tutte le risorse necessarie a liquidare, nel più breve tempo possibile, tutti gli ulteriori stipendi attesi dagli ex dipendenti, unitamente alle spettanze residue ai diversi fornitori – prosegue -. A conferma di ciò, si fa presente che in questi giorni i giudici del lavoro di Palermo, a cui si sono rivolti 23 ex dipendenti per reclamare il dovuto, stanno respingendo le istanze di sequestro di tutti i beni dell’OPCER (mobili e immobili), prendendo atto dell’integrale pagamento del credito, soddisfatto grazie all’intervento decisivo dell’Arcivescovo. E’, dunque, inattendibile e priva di ogni fondamento ogni affermazione secondo la quale il Presidente dell’Ente, Mons. Lorefice, e il CdA tutto abbiano abbandonato i lavoratori ad un destino di stenti e miseria, senza corrispondere il dovuto. Ciò detto, è doveroso, per onestà, fornire una ricostruzione veritiera della vicenda che ha interessato l’Opera Pia Cardinale Ruffini, a partire dall’insediamento
del nuovo Consiglio di Amministrazione. Già dal primo semestre del 2016 il nuovo Cda ha intrapreso, con enormi resistenze interne, una rigorosa e cristallina gestione, nonostante l’aggravarsi di contingenze esterne costituite essenzialmente dal taglio radicale dei
contributi regionali alle Opere Pie e dal mancato recepimento, da parte della Regione Siciliana, della riforma delle IPAB, già vigente nel resto d’Italia da ben diciassette anni. E’ divenuto via via sempre più chiaro che il grave stato di crisi dell’Ente non avrebbe consentito più, ad un certo punto, di assicurare il regolare pagamento degli stipendi. Malgrado ciò, l’attenzione dell’Arcivescovo è sempre stata così elevata che, una volta peggiorata la situazione, su suo intervento diretto, operato a titolo personale, si è riusciti ad assicurare, nell’autunno 2016, almeno la corresponsione di uno stipendio”.
Nella nota il Cda ripercorre la genesi della vicenda: “L’azione di risanamento del bilancio, come già prospettato da molti mesi alle
parti sociali e ai lavoratori, poteva sostanziarsi, dopo il loro rifiuto di precedenti proposte e visto l’aggravarsi continuo della situazione dell’OPCER, unicamente con la accettabile riduzione proporzionale dell’orario di lavoro dei dipendenti (sei ore settimanali su trentasei, per un solo biennio), che non modificava in alcun modo la natura del contratto – fino al sopraggiungere dei primi pensionamenti – garantendo altresì un numero di retribuzioni congrue, con l’impegno di erogare le retribuzioni residue in seguito al riequilibrio finanziario e con un invito, per le parti, a non iniziare alcuna azione che fosse meramente finalizzata ad ostacolare la ripresa dell’Ente – sottolinea il Cda -. E’ giusto chiarire che mai alcuna rinuncia alle retribuzioni già maturate è stata proposta ai lavoratori. Una soluzione, questa, non accolta e anzi osteggiata dalla maggior parte dei lavoratori e dalle organizzazioni sindacali, nonostante il commosso e accorato appello dell’Arcivescovo reso nella conferenza stampa del 21 ottobre 2017, affinché
si riuscisse a condividere, attorno alla sua persona, un nuovo modo di proseguire le attività dell’Ente e i servizi ai poveri e ai disagiati. In tale sede, l’Arcivescovo ha voluto anche offrire alla cittadinanza, con trasparenza, ogni elemento di valutazione circa la situazione finanziaria e amministrativa dell’OPCER. Si è così arrivati alla dolorosa soluzione della necessaria chiusura dei servizi, garantiti fin lì attraverso generose donazioni, con il conseguente avvio del licenziamento collettivo, fino all’ultimo scongiurato dall’Arcivescovo, che ha sempre tenuto aperte le porte dell’Arcivescovado ad ognuno dei lavoratori, assicurando la propria vicinanza materiale e spirituale. Un ultimo dato deve essere ribadito con forza: l’Opera Pia non si estinguerà, ma continuerà nello spirito della propria missione sociale – questo è l’impegno garantito dall’Arcivescovo e dal CdA tutto – ad essere presente a servizio della città di Palermo”.
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