Si entra nella settimana decisiva per il futuro di Palermo. In Consiglio Comunale arriva il piano di riequilibrio. L’atto centrale sul quale l’Amministrazione Lagalla punta per risanare i conti del Comune, fiaccati da una condizione di sovraccreditamento (incapacità di incassare i crediti, soprattutto di stampo tributario) e da una mancanza evidente di personale. Manovra che, seppur migliorata rispetto alla bozza proposta dall’Amministrazione Orlando, contiene una sequela importante di aumenti. Una manovra lacrime e sangue che condizionerà il futuro della città e dei palermitani per i prossimi dieci anni. Incrementi che interesseranno, tanto per fare alcuni esempi, l’addizionale IRPEF, la tassa di soggiorno e i servizi a domanda individuale (tariffari dei servizi pubblici destinati alla cittadinanza).
Un atto che poggia sull’accordo con lo Stato sottoscritto nel mese di gennaio dal sindaco Roberto Lagalla e dai vertici del Governo Nazionale. L’accordo prevede che nelle casse del Comune entreranno 180 milioni di euro nei prossimi dieci anni. La stessa cifra concordata dall’ex sindaco Leoluca Orlando, anche se va sottolineato che il piano di riequilibrio proposto dall’attuale governo della città è stato allegerito di alcune spese. Tutto ciò grazie ai fondi ricevuti proprio da Roma. Fronte sul quale si è spesa molto il vicesindaco Carolina Varchi, oggetto in queste ore di aspre critiche da parte di quasi tutta la maggioranza di centrodestra. La parlamentare di Fratelli d’Italia aveva criticato la scelta di concedere il libero patrocinio al Palermo Pride, manifestazione dedicata ai diritti della comunità LGBT. Posizione sulla quale i meloniani sono stati isolati ed attaccati dalle anime moderate della coalizione, Forza Italia ed Italia Viva su tutte. Ma non è mancata la reazione da parte di FdI. A muovere l’attacco è stato il presidente della II Commissione Antonio Rini che, a proposito delle critiche rivolte al vicesindaco, è stato decisamente chiaro: “Qualcuno vuole provare a governare senza di noi? Ci provi pure”.
Parole di fuoco e che potrebbero condizionare la seduta odierna, prevista per le ore 12. Anche se nelle ultime ore la Lega ha provato a fare da ponte, schierandosi dalla parte della Varchi e di Fratelli d’Italia, con una nota firmata fra gli altri dalla coordinatrice regionale Annalisa Tardino e dal capogruppo Alessandro Anello. Per aprire i lavori, alla maggioranza di Roberto Lagalla serviranno 21 consiglieri. Operazione non facile visto che, spesso, i gruppi di maggioranza hanno faticato ad avviare le operazioni in Consiglio Comunale in una simile situazione. Compito che potrebbe diventare molto più arduo se i sei consiglieri meloniani decidessero di continuare il muro contro muro. Eventualità nella quale la coalizione del sindaco non avrebbe i numeri per avviare la discussione generale.
E, di certo, il primo cittadino non troverà collaborazione fra i gruppi d’opposizione che, a tal proposito, non si uniranno agli esponenti di centrodestra nelle operazioni di apertura qualora mancasse il numero legale. Una situazione difficile per il sindaco e la sua Giunta, sulla quale pende lo spettro sempre più concreto del ‘rimpasto‘. In tanti lo vogliono, in pochi si espongono. Ma molti lavorano sotto traccia. Sull’argomento il sindaco è stato chiaro: prima si approvano il piano di riequilibrio e il bilancio di previsione e poi, eventualmente, se ne parlerà. Il primo cittadino, quindi, non ha fretta. Ma in molti chiedono un cambio di passo, a cominciare dal presidente della Regione Renato Schifani. Per quanto Roberto Lagalla potrà continuare su questa linea? A dirlo sarà solo il tempo. Tuttavia, non è da sottovalutare nemmeno l’impatto che le elezioni europee del 2024 potranno avere sul dibattito politico.
Un piano di riequilibrio che esige un prezzo da pagare per la città. Un conto salato ma decisamente ammorbito rispetto alle previsioni dell’atto varato dall’Amministrazione Orlando. A cominciare dall’addizionale Irpef, elemento centrale del documento e che costituisce una delle maggiori entrate previste dall’Amministrazioni. Numeri già messi nero su bianco ed approvati proprio nel mese di maggio dal Consiglio Comunale. L’ammontare complessivo degli introiti arriva a 219,7 milioni di euro in dieci anni. Nel concreto, l’Amministrazione ha azzerato gli aumenti per i contribuenti nell’anno 2022, grazie ad alcune risorse giunte dal Governo Nazionale. Si registrano inoltre riduzioni anche sulle successive annualità. Gli aumenti per il 2023 sono scesi ad 8,7 milioni di euro, grazie ad un ulteriore contributo straordinario di 760.000 euro destinato dal Ministero dell’Interno; a 12,7 milioni per il 2024 e per il 2025; miglioramenti importanti per le annualità 2026 e 2027 che, grazie alla previsione di un fondo da 40 milioni di euro stanziato dal Governo Nazionale, sono state abbassate rispettivamente a 14,5 milioni per il 2026 e a 28,7 milioni per il 2027. Il salasso però resta per il successivo quinquennio, con un aumento medio di quasi 36 milioni di euro all’anno fino al 2031.
Altra nota dolente riguarda l’imposta di soggiorno, ovvero il contributo richiesto a chi pernotta nelle strutture ricettive del capoluogo siciliano senza essere residente a Palermo. Una “tassa” che quindi riguarda i turisti e i gestori di hotel e b&b, dalla quale il Comune di Palermo conta di incassare un surplus complessivo di 20 milioni di euro in dieci anni. Maggiori entrate calcolate in 500.000 euro per il 2023, ma che si alzano a 2,4 milioni di euro all’anno fino al 2031. Risorse alle quali si sommerà l’istituzione di una addizionale sui diritti portuali. Capitolo d’entrata recentemente approvato dal Consiglio Comunale e che comporterà aumenti per 500.000 euro nel 2023 e di 750.000 euro all’anno dal 2024 fino al 2031. Altro capitolo riguarda la completa definizione dei procedimenti di condono edilizio giacenti. Una cifra che gli uffici hanno stimato “in un maggior recupero di somma annuali per oneri concessori e conguagli oblazione pari a circa 600.000 euro annui”, che a decorrere dal 2023 e sino a tutto il 2031, è pari a 5,4 milioni di euro in nove anni.
Nucleo centrale della proposta di piano di riequilibrio riguarda inevitabilmente le società Partecipate del Comune di Palermo. Falangi dell’Amministrazione sulle quali in passato si sono registrati diversi disallineamenti, con un controllo analogo non sempre efficace. Fatto sollevato anche dal ragioniere generale Bohuslav Basile, che più volte aveva rappresentato agli organi comunali la necessità di cambiare strada. Un processo che non è più opzionale. Proprio dalle Partecipate dipende buona parte della riuscita del piano di riequilibrio. Come ha scritto lo stesso Basile nel parere contabile sull’atto, “le misure correttive inserite nel piano relativamente alle società Partecipate costituiscono il fulcro del Piano di Riequilibrio Finanziario Pluriennale e il loro pieno conseguimento costituisce specifico obiettivo“. E’ l’atto stesso a dettare alcuni termini temporali improrogabili. “A decorrere dal 1 gennaio 2025 tutte le società Partecipte dovranno essere dotate di nuovi ed aggiornati contratti di servizio effettivamente idonei a garantire l’equilibrio strutturale delle rispettive gestioni”.
L’altro elemento chiave del piano di riequilibrio riguarda il potenziamento del personale comunale. Il dissesto funzionale di Palazzo delle Aquile è stato uno dei principali elementi di difficoltà non solo sul fronte dell’operatività degli uffici ma anche e soprattutto sul fronte della capacità di riscossione dell’ente, fiaccata a tal punto da contribuire a creare la famosa condizione di sovraccreditamento che sta alla base della necessità del piano di riequilibrio. Ed è proprio dal potenziamento ed efficientamento degli uffici preposti alla gestione delle entrate proprie che passa il futuro della città. Un processo già parzialmente avviato e volto ad incrementare le percentuali di riscossione in trasferimenti erariali straordinari e pluriennali, nonché in nuove entrate tributarie. Operazione che trova copertura finanziaria esclusivamente nelle economie derivate dal turnover del personale e che si realizzeranno a decorrere dal 2024, dunque senza alcun onere economico–finanziario a carico del bilancio comunale.
Un atto nel quale l’Amministrazione prevede lo stanziamento di una somma da 100 milioni di euro finalizzata ad interventi di manutenzione sugli alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica. Fatto che punta al rilancio al patrimonio immobiliare comunale e a dare concreta al piano delle alineazioni recentemente varato da Palazzo delel Aquile. Fondi da ritenersi di “natura straordinaria poiché non ha precedenti nella storia del Comune di Palermo, rispetto al quale non è dato rinvenire nello schema di bilancio di previsione 2023/2025 già istruito la necessaria copertura finanziaria, sia essa ordinaria e/o straordinaria”.
Come sopra ricordato, nel documento economico-finanziario varato dalla Giunta Comunale, si parla di una riduzione delle passività dai 438 milioni di euro, previsti nella precedente delibera varato dall’Amministrazione Orlando, ai 202 milioni di euro attuali. Una cifra figlia della sommatoria di alcune voci negative. Fra queste, 85 milioni di euro sono ascrivibili al fondo rischi spese legali; 25,7 milioni derivano da debiti fuori bilancio; 18 milioni dalla mancata approvazione Pef Tari 2021 e 72 milioni di disavanzo tendenziale 2021. Con riguardo ai debiti fuori bilancio, l’ammontare complessivo derivano da 12,9 milioni di euro da corrispondere per sentenze esecutive e 12,7 milioni per l’acquisizione di beni e servizi senza impegni di spesa. Una cifra per la quale l’Amministrazione Comunale ha già accantonato 20,2 milioni di euro, di cui 5 in sede di rendiconto 2021 e 15,2 nel bilancio di previsione 22-24. Rimarrebbero quindi fuori circa 5,5 milioni di euro, anche se il Consiglio Comunale ha finanziato e riconosciuto debiti per 6,3 milioni di euro, pareggiando la partita in questione. Un fenomeno che, avverte anche il ragioniere generale, va comunque diminuito in prospettiva.
E, proprio la prospettiva, è un elemento chiave del piano di riequilibrio, visto che lo stesso è modificabile in base all’arrivo di ulteriori risorse dal Governo nazionale o da altre fonti di finanziamento. Fatto che si somma alle notizie positive che arrivano dal saldo di cassa, tornato positivo proprio quest’anno in virtù dell’arrivo degli stanziamenti che erano appunti rimasti bloccati a Roma, in seguito ai ritardi sull’approvazione dei documenti contabili e che avevano perfino portato alla nomina di un commissario regionale. Risorse sbloccate il 17 aprile 2023, con l’arrivo di una somma vicina ai 254 milioni di euro. Inoltre, il Ministero dell’Interno, scrive il ragioniere generale Bohuslav Basile nel parere favorevole emesso all’atto, “deve ancora al Comune di Palermo ulteriori 12,3 milioni di euro. Inoltre, il Ministero del Lavoro è insolitamente in ritardo rispetto all’erogazione del consueto trasferimento dovuto per la stabilizzazione del personale ex precario per un importo pari a 27,5 milioni di euro”. In favore del Comune di Palermo inoltre, “risulta già maturato il diritto al pagamento di ulteriori 39,8 milioni di euro, sicchè il saldo effettivo virtuale ascende ai 293,4 milioni di euro”.