Venti giorni senza votare una delibera. Il Consiglio Comunale di Palermo è paralizzato. Nonostante la riunione che Roberto Lagalla ha avuto con tutti i capigruppo nella giornata di lunedì, il centrodestra continua a zoppicare, fiaccato da assenze e malumori interni. Fra le polemiche sull’aumento delle indennità e le voci sempre più insistenti di rimpasto, Sala delle Lapidi non vara un atto addirittura dal 25 maggio, quando fu votata la delibera relativa agli aumenti delle tariffe sul mercato ittico ed ortofrutticolo. Dopodichè, il nulla più totale. Oggi il Consiglio si è fermato a quota 20 presenti, con il limite fissato a 21. Il presidente Giulio Tantillo ha così aggiornato i lavori a domani alle ore 11.
Consiglio Comunale paralizzato
Nelle ultime tre settimane, il Consiglio Comunale è riuscito ad aprire i lavori soltanto in due occasioni. La prima, ad inizio giugno, durante la seduta speciale tenuta alla scuola “Giovanni Falcone”. La seconda, più recente, risale a martedì 13 giugno. In quell’occasione, sotto gli occhi di una sconsolata Carolina Varchi, Sala delle Lapidi si fermò alle comunicazioni, più di stampo politico che vere indicazioni su come procedere nei lavori. Il tempo intanto passa e il termine ultimo perentorio del 30 giugno per votare il piano di riequilibrio si avvicina.
Un atto che Roberto Lagalla ritiene fondamentale, così come ribadito ai cronisti la mattina del 13 giugno, durante il sopralluogo del ministro Andrea Abodi al Velodromo di Palermo. “Entro il 30 giugno dobbiamo approvare il piano di riequilibrio ed entro il 31 luglio dobbiamo rilasciare il bilancio di previsione 23-25. Dopodichè, lavoreremo al bilancio consuntivo 2022. Fatto che ci permetterebbe di riportare al galleggiamento ordinario il Comune di Palermo e la città, regalando ai palermitani le attività e le iniziative che servono per rendere vivibile la città”.
Gli screzi nella maggioranza
Sintesi che, evidentemente, non ha trovato una corrispondenza nè in Consiglio Comunale nè fuori. All’esterno infatti si registrano screzi fra Nuova DC e Fratelli d’Italia, come ad esempio avvenuto sull’organizzazione del festival della birra in corso di svolgimento in piazza Castelnuovo. Insomma, il clima appare poco sereno. Ad evidenziarlo anche la sfuriata in aula del capogruppo di Fratelli d’Italia Giuseppe Milazzo, che ha strigliato i pochi colleghi di coalizione presenti in aula. Cinque per la precisione al primo appello, ovvero Alessandro Anello, Natale Puma, Tiziana D’Alessandro, Viviana Raja e Giuseppe Mancuso che, in quel momento presiedeva i lavori.
Saltato l’accordo d’aula
Rabbia derivata dal mancato rispetto dell’accordo trovato, ieri, in conferenza dei capigruppo. Secondo fonti d’aula infatti, l’idea era quella di aprire la seduta al primo appello (con un limite minimo di presenti fissato a 21), in modo da potere dare seguito a due atti: la mozione sull’accessibilità e sul godimento degli spazi comuni e delle scuole, nonchè la delibera relativa all’aumento della tassa di soggiorno. Atto propedeutico sia al bilancio di previsione che al piano di riequilibrio. Ma niente da fare. Tutto saltato, ancora una volta. Nemmeno al secondo appello la maggioranza è stata in grado di schierare i 21 elementi necessari ad aprire i lavori, fermandosi poi a venti. Decisiva, fra le altre, proprio l’assenza di Giuseppe Milazzo.
Tutti scontenti, il futuro è incerto
Insomma, nel centrodestra la priorità in questo momento è rivolta ad altri argomenti dell’agenda politica. Una situazione che lascia scontenti un po’ tutti, dalla maggioranza all’opposizione. Ma quello meno contento di tutti è sicuramente Roberto Lagalla, che avrebbe voluto ben altra celerità sul varo degli atti importanti ai documenti contabili del Comune. Una lista a cui si aggiunge certamente anche Carolina Varchi, che ha messo sul tavolo romano tutto il suo peso politico per portare avanti l’accordo con lo Stato da cui dipende il futuro piano di riequilibrio. Il cielo si fa scuro sopra il Comune, in attesa di sviluppi che potrebbero decidere le sorti e gli equilibri della maggioranza.
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