Il Consiglio comunale di Corleone ha approvato questo pomeriggio un ordine del giorno, presentato dal sindaco Nicolò Nicolosi e dalla giunta, con cui si auspica l’allontanamento del figlio di Totò Riina dalla città, Giuseppe Salvatore Riina, rientrato a Corleone lo scorso 4 aprile dopo una lunga assenza, prima per detenzione e poi per altri motivi.

Mai prese ufficialmente le distanze da Cosa Nostra

Tra le motivazioni della richiesta, il fatto che ”Salvuccio” Riina non ha mai preso ufficialmente le distanze da Cosa nostra.

Nicolosi “Corleone vuole smarcarsi da un passato di mafia e malaffare”

“Con l’ordine del giorno approvato oggi all’unanimità dal Consiglio comunale, vogliamo nuovamente lanciare un messaggio forte e chiaro – dice il sindaco Nicolò Nicolosi: Corleone vuole smarcarsi definitivamente da un passato di mafia e malaffare, anche allontanando concittadini sgraditi, come ‘Salvuccio’ Riina, che non ha mai preso le distanze dalle azioni spregevoli del padre Totò. Il danno d’immagine che la famiglia Riina ha provocato alla città è grave e difficile da recuperare”.

Ed ancora: “Per fortuna c’è tanta gente che si adopera ogni giorno per il riscatto di Corleone, con il prezioso contributo delle forze dell’ordine, della scuola e della gran parte dei cittadini onesti. Il rispetto delle regole, le buone pratiche amministrative, gli spazi di libertà conquistati, sono ormai patrimonio della comunità corleonese, che non vogliamo possano essere compressi da presenze indesiderate. Ed è per questo che, sicuri di interpretare il desiderio di gran parte della cittadinanza, chiediamo il suo celere allontanamento da Corleone”.

Il ritorno a Corleone ad aprile

Salvo Riina, terzogenito del capomafia Totò Riina, era tornato ad aprile. Da anni ha finito di scontare una condanna a 8 anni e 10 mesi per associazione mafiosa, riciclaggio ed estorsione. Dopo la scarcerazione è stato tra il Veneto e l’Abruzzo. Ammesso al regime di affidamento ai servizi sociali, un percorso fatto con l’Associazione famiglie contro la droga, ha terminato gli studi
e si è laureato.

Riina jr. mancava dal 2017, quando, dopo aver ottenuto l’autorizzazione del giudice, ebbe il permesso di tornare per fare da padrino al figlio della più piccola delle sue sorelle. Il fratello maggiore, Giovanni sta scontando da anni una condanna definitiva all’ergastolo per duplice omicidio e mafia. Salvuccio porta un nome scomodo che non ha mai rinnegato. Sulla storia del padre ha scritto un libro che suscitò molte polemiche.

Il libro di Riina

Un libro pieno di silenzi e omissioni. Sul padre e pure sul fratello Giovanni, che sta scontando l’ergastolo per alcuni omicidi. Nel 2016, quando uscì il libro, Salvo Riina accettò di farsi intervistare nel salotto di “Porta a Porta”. E nessuno gli fece le domande che continuano a dargli fastidio.

Quelle sulle parole che lui stesso pronunciò quando stava riorganizzando la cosca, e non sospettava di essere intercettato. Diceva così: “Io vengo dalla scuola di Corleone. Oh, mio padre di Corleone è, mia madre di Corleone, che scuola posso avere?”. Poi, ancora: “Di uomini che hanno fatto la storia della Sicilia… linea dura, ne pagano le conseguenze, però sono stati uomini, alla fin fine. E io… sulla mia pelle brucia ancora di più”. Ha sempre detto di non sapere nulla delle gesta criminali del padre, eppure le raccontava a un amico: “C’era quel cornuto, Di Cristina, che era malantrinu e spiuni… era uno della Cupola, un pezzo storico alleato di quelli, i Badalamenti, minchia, Totuccio si fumò a tutti, li scannò”. Ma è soprattutto un segreto che conosce il figlio di Riina, riguarda il tesoro nascosto della sua famiglia.

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