E’ diventato definitivo, dopo che la cassazione ha respinto il ricorso, il decreto di confisca definitiva dei beni, emesso, dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo su richiesta della procura, nei confronti di Andrea Impastato, nato a Cinisi e deceduto nel 2022, per un valore complessivo stimato di oltre 150 milioni di euro.
Le indagini sono state condotte dalla divisione anticrimine della questura di Palermo e hanno ricostruito l’impero economico formato da numerose imprese nel settore edile, in quello dei trasporti, dell’estrazione del materiale da cava, del turismo, e numerosi beni immobili. Beni per lo più affidati a prestanomi e fiduciari, reclutati nel suo nucleo familiare.
Impastato Andrea è figlio di Giacomo detto “u sinnacheddu”, esponente mafioso di spicco della famiglia di Cinisi, con Tano Badalamenti, e fratello di Luigi (del 1943), già indiziato mafioso e ucciso a Palermo a colpi d’arma da fuoco nel corso di un agguato di mafia il 22 settembre 1981.
Impastato è stato arrestato nel 2002 e nel 2005 è stato condannato dalla corte d’appello a 4 anni di reclusione con l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. Nel 2008 è scattato il provvedimento di sequestro dei beni. Trai i beni nelle province di Palermo e Trapani, ci sono diverse abitazioni, una cava, beni agricoli tra cui numerosi appezzamenti di terreno, complessi industriali di oltre 50 mila metri quadrati, una grossa struttura alberghiera a San Vito Lo Capo e numerose società, attive nel settore turistico, commerciale, edilizio e dei trasporti, oltre a rapporti bancari e finanziari.