Il giudice per l’udienza preliminare Rosario Di Gioia ha condannato i boss di Porta Nuova a Palermo Francesco e Massimo Mulè, padre e figlio, rispettivamente a 16 anni e 11 anni e 4 mesi per associazione mafiosa. Per Massimo Mulè è caduta l’aggravante di aver ricoperto il ruolo di capo. Le loro sono tra le condanne più pesanti al processo che vedeva imputati presunti boss e gregari della famiglia mafiosa di Palermo centro.

Procedimento in abbreviato

Il procedimento si celebrava in abbreviato. Oltre ai Mulè, sono stati condannati Gaetano Badalamenti (19 anni e 8 mesi), Francesco Lo Nardo (8 anni), Giuseppe Mangiaracina (10 anni), Alessandro Cutrona (20 anni), Calogero Leandro Naso (10 anni), Salvatore Gioeli (8 anni), Antonio Lo Coco (6 anni e 8 mesi); Alessandro Adamo (6 anni e 8 mesi), Antonino Pisano (6 anni e 8 mesi) e Simone Abate (6 anni e 8 mesi); Salvatore Maddalena( 4 anni), Giovanni Maddalena (4 anni); Giuseppe Civilletti (4 anni e 8 mesi). Erano tutti accusati a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione, traffico e spaccio di stupefacenti. Unico assolto Giuseppe Campisi.

Mafia e bancarotta, sequestrate le gelaterie “Sharbàt”

I finanzieri del comando provinciale di Palermo hanno eseguito un’ordinanza del gip di Palermo che ha disposto il sequestro di due imprese nel settore delle gelaterie e pasticcerie, e il relativo marchio “Sharbàt”. Un esercizio in via Terrasanta e un secondo a Mondello.

L’indagine su estorsione e riciclaggio

L’indagine rientra nel filone di inchiesta condotto dal nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo che ad agosto aveva già portato in carcere Michele Micalizzi e Mario Mancuso, accusati, a vario titolo, di concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione aggravata dal metodo mafioso, trasferimento fraudolento di valori e bancarotta fraudolenta.

Chi è Michele Micalizzi

Michele Micalizzi, 75 anni, genero dello storico capomafia Rosario Riccobono. Micalizzi era tornato in libertà nel 2015 dopo 20 anni di carcere. Nel 2023 il nuovo arresto. Il gip ad agosto ha disposto il sequestro di un milione e mezzo di euro. Il primo è il boss già detenuto della famiglia mafiosa di Tommaso Natale. Il secondo è il patron della Magi srl, dichiarata fallita nel 2021.

L’ombra della mafia

L’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Palermo riguarda la bancarotta fraudolenta della società che gestiva le gelateria a marchio “Brioscià” e l’apertura di altri esercizi commerciali a Palermo, così come nella costituzione e gestione di una società e una ditta individuale con una nuova insegna.

Il sequestro disposto dal gip commisurato ai fatturati stimati, supererebbe i 2 milioni di euro. E’ stato nominato un amministratore giudiziario.

Dietro la bancarotta di Brioscià l’ombra della regia del boss Micalizzi

Ad agosto i finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo hanno eseguito due ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Michele Micalizzi e Mario Mancuso, accusati, a vario titolo, di concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione aggravata dal metodo mafioso, trasferimento fraudolento di valori e bancarotta fraudolenta.

Il gip ha disposto il sequestro di un milione e mezzo di euro. Il primo è il boss già detenuto della famiglia mafiosa di Tommaso Natale. Il secondo è il patron della Magi srl, dichiarata fallita nel 2021.

L’inchiesta sulla bancarotta di Brioscià

L’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Palermo riguarda la bancarotta fraudolenta della società che gestiva le gelateria a marchio Brioscià. Il giudice per le indagini preliminari ha disposto il sequestro preventivo di una cifra che si aggira sul milione mezzo di euro.

Il coinvolgimento di Michele Micalizzi

Secondo la ricostruzione degli investigatori, il crac della società sarebbe stato pilotato e dietro l’affare del gelato ci sarebbe Michele Micalizzi, 75 anni, genero dello storico capomafia Rosario Riccobono. Micalizzi era tornato in libertà nel 2015 dopo 20 anni di carcere. Nel 2023 il nuovo arresto