Due bambine nella Palermo dei primi decenni del secolo scorso. La Palermo della Belle Epoque, capitale del Liberty e meta di artisti, intellettuali, imprenditori, al centro degli affari e della cultura in tutta Europa soprattutto grazie ai Florio.
Ma anche una città nella quale, a fronte dello sfarzo e dell’eleganza dei ricchi, i poveri vivono in condizioni assai disagiate e a stento riescono a mettere insieme pane e companatico per sfamarsi e con sacrifici possono coprirsi con vestiti decenti.
Due bambine in tutto agli antipodi: Sisidda è palermitana doc del quartiere Danissini, povera come tutti quelli che vivono in quel rione; Josetta appartiene a una famiglia tedesca di antiquari trasferitasi a Palermo e abita, con i ricchissimi genitori, in un’incantevole villa espressione dello stile Floreale in voga a quei tempi. Sisidda lascia i Danissini per lavorare al servizio di casa Cohen, la famiglia di Josetta. Tra la poverissima Sisidda e l’agiatissima Josetta nasce un‘amicizia speciale, fraterna, nella quale vengono del tutto abbattute le barriere sociali e le differenze di censo.
“Con lo sguardo in su” di Alessia Franco edito da Kalòs ci racconta il singolare legame di queste due bambine immergendoci nella Palermo “felicissima” (o almeno così definita) dei Florio. Il suo è un racconto per ragazzi, anzi verrebbe da dire per ragazze perché protagoniste della storia sono due bambine col loro piccolo universo femminile.
Al riguardo, nella presentazione Moni Ovadia scrive: “Sarà particolarmente gradito alle ragazze, ma è bene che lo leggano anche i ragazzi, come antidoto alla volgarità e alla brutalità, scoprendo la forza di una complicità che solo il mondo femminile sa creare con tanta intensità”.
Alessia Franco, giornalista professionista con alle spalle altre pubblicazioni per lo più destinate ai ragazzi, ci offre una storia colma di tenerezza che può appassionare anche gli adulti. Tutti, oggi più che mai, abbiamo bisogno di tenerezza, non solo i bambini. E a tutti fa bene sognare, indipendentemente dai dati anagrafici.
In questo caso è il sogno di una società in cui non esistono frontiere sociali, in cui l’amicizia – tra i sentimenti, uno dei più puri e profondi – lega intensamente persone di condizioni economiche assai lontane. Può accadere solo tra i bambini?
Ci piace pensare che Alessia Franco ambienti questa storia a Palermo, non solo perché il capoluogo siciliano è la città dove è nata, vive e lavora, ma perché riconosca in Palermo la terra in cui, più che altrove, le diversità si incontrano, come testimonia la sua millenaria storia e le tante civiltà che in essa si sono succedute. D’altra parte, non a caso Josetta fa parte di una famiglia tedesca. E ciò arricchisce il racconto di un ulteriore contenuto: non vi è solo il trionfo dell’amicizia tra due bambine di contesti socio-economici opposti, ma anche l’incontro tra culture e universi geografici diversi.
Alessia Franco rivela, oltre che una sensibilità vivissima, una buona padronanza della scrittura “innervata da una grazia commossa ma senza compiacimenti né sdolcinature” (così Moni Ovada nella presentazione). A conferma della dimestichezza con i segreti della scrittura – su cui di certo incide la pratica giornalistica -, la Franco alterna sapientemente, nel corso di “Con lo sguardo in su”, il racconto in prima e in terza persona.
Al di là degli aspetti favolistici della storia che ci racconta, Alessia Franco lancia un monito, a tutte le ragazze, ragazzi, adulti, soprattutto poveri: in una città aperta, multietnica, tollerante, pur nelle sue tante contraddizioni, come Palermo, chi vi vive deve tenere sempre lo sguardo in su, mostrando fierezza e dignità.
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