Ok all’aumento delle ore ai dipendenti comunali part time di Palermo ma non basta. Il monito arriva dai sindacati che chiedono anzitutto garanzie sulle risorse finanziarie per portare a termine la necessaria manovra annunciata attraverso l’appena approvato piano di riequilibrio da pare del consiglio comunale. “Il Comune di Palermo – affermano Giuseppe Badagliacca e Nicola Scaglione del Csa-Cisal – potrà portare a tempo pieno ore tutti i 2.300 lavoratori part time entro il 2025, grazie all’approvazione a Sala delle Lapidi di un emendamento al piano di riequilibrio che prevede anche la stabilizzazione dei 90 Lsu. Riteniamo l’incremento orario una scelta doverosa, specie nei confronti dei palermitani che hanno diritto a servizi migliori ed efficienti, ma vogliamo rassicurazioni sulle risorse a disposizione e sul percorso che dovrà coinvolgere altri soggetti istituzionali, in primis il governo nazionale”.
Aumento ore, richiesta immediata
“Il Csa-Cisal in tutte le sedi aveva chiesto con forza che il passaggio a full time avvenisse subito e contestualmente per tutte le categorie, ma il consiglio comunale ha invece optato per una soluzione che prevede 30 ore nel 2022, 32 ore nel 2024, 34 nel 2025 e 36 nel 2025 – continuano Badagliacca e Scaglione –. Ecco perché non possiamo essere del tutto soddisfatti e annunciamo che la vertenza non è certamente chiusa: continueremo a batterci per tutti i lavoratori, finché l’ultimo non avrà firmato il contratto a tempo pieno”.
“Nessuna prospettiva futura”
“Si poteva scegliere fra il nero chiaro e il nero scuro nell’approvazione del piano di riequilibrio del Comune di Palermo. Ciò che ci preoccupa è la totale mancanza di una prospettiva futura, anzi, sul futuro si addensano le nebbie di conti in sofferenza e di stangate, come l’aumento dell’addizionale comunale Irpef, troppo pesanti da tollerare per le tasche delle famiglie palermitane, di lavoratori, pensionati e del tessuto imprenditoriale”. Così il segretario generale Cisl Palermo Trapani Leonardo La Piana, commenta il piano di riequilibrio del Comune di Palermo, approvato ieri sera. “Di tutte le tensioni politiche, di una maggioranza traballante improvvisata e variabile di una opposizione che non è riuscita a fare muro, – aggiunge – a pagarne le conseguenze sono i contribuenti che si ritrovano con un salasso da oltre 500 milioni di euro da sopportare per vent’anni. Per non parlare di tutte le incertezze sui conti di Amat il cui riequilibrio è vincolato a tante condizioni, primo di tutto un nuovo contratto di servizio che possa dare certezze al futuro dell’azienda, e che resta sempre a rischio di dissesto”. “Davanti a tutto questo – conclude La Piana – la cosa ancor più grave è che di futuro si parli solo in termini di indebitamento e non di strategie per il rilancio di questa città. I fondi del Pnrr attendono e sono una occasione da non sprecare, una ultima chiamata alla quale la città di Palermo, per il bene dei cittadini tutti, deve rispondere”.
La manovra
Questa manovra purtroppo rappresenta anche una stangata ai cittadini palermitani: il piano di riequilibrio proposto dal sindaco Leoluca Orlando e dalla sua giunta ha l’obiettivo di sanare i conti di Palazzo delle Aquile. Quattordici i voti favorevoli (Pd-Sinistra Comune-Avanti Insieme e M5S), sette gli astenuti (Oso, Lega e Italia Viva), mentre si è espresso con voto contrario il presidente di Sala delle Lapidi Salvatore Orlando. Salasso per i contribuenti del capoluogo siciliano da 548 milioni di euro in vent’anni. Una manovra che non sarà una passeggiata di piacere per i cittadini palermitani, ai quali si applicheranno, in caso di esito positivo del dialogo con il Governo nazionale, diversi aumenti, in alcuni casi rilevanti. Fra questi, l’innalzamento della copertura al 36% dei servizi a domanda individuale. Manovra che porta gli introiti da tale voce di bilancio dai 5,1 milioni di euro attuali ai 7,6 milioni del piano di riequilibrio. Ad essere intaccati principalmente sono i tariffari legati ad impianti sportivi, mense scolastiche, servizi cimiteriali, mercato ittico ed ortofrutticolo, nonchè musei e spazi espositivi.
Altra botta sull’Irpef
Ma la nota negativa del documento presentato dall’Amministrazione è quello dell’addizionale Irpef. Secondo quanto prevede l’atto approvato, è previsto un aumento di coefficiente dell’1,56 per il 2022 e dell’1,73 per il 2023. Tradotto: 49 milioni di euro di aumenti nel 2022 e 59 milioni di euro per il 2023. Un conto decisamente salato che pagherà chi ha già pagato in passato, ovvero i contribuenti.
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