Oltre sei mesi di attesa dalla presentazione della domanda alla visita che avvia la procedura per la determinazione dello stato di invalidità. Una attesa illogica e irragionevole con pronunciamenti che arrivano a volte perfino quando ormai il paziente ha provveduto diversamente con grandi disagi. E questo nonostante la legge imponga un calendario preciso ed una convocazione per la visita entro 30 giorni dalla domanda. L’attesa è oltre sei volte superiore.
Ma non basta. La situazione diventa ancora più insostenibile e grave per i pazienti oncologici. Per loro la legge stabilisce la priorità e la convocazione entro 15 giorni. L’attesa media nel Palermitano supera il doppio dei limiti di legge e va oltre i 30 giorni tanto che a volte il pronunciamento sull’assistenza arriva addirittura quando il paziente è deceduto.
Il sistema delle Commissioni di invalidità a Palermo è,dunque, al collasso. A novembre 2018 le pratiche in attesa sono 3500 a Palermo; 1350 a Bagheria: 1250 a Carini, 850 a Termini Imerese. E questo con calendari già predisposti per visite fino a marzo. E la situazione non può che peggiorare in vista dei calendari che si faranno ad aprile.
Storie di ordinaria malagestione della sanità e di interminabili liste d’attesa. Eppure meno di tre anni fa, nel 2015, la situazione dell’Asp di Palermo era totalmente diversa con tempi perfettamente rispettati a norma di legge. Cosa è accaduto, allora, all’improvviso? Sono arrivati i tagli.
Fino al 2015 i componenti delle commissioni venivano pagati per il lavoro svolto con soldi provenienti da un apposito capitolo di spesa della Regione. Per scelta amministrativa, in seguito, le commissioni sono state ‘internalizzate’. Questo vuol dire che i medici che ne fanno parte devono svolgere le visite per l’invalidità durante l’orario di servizio. Ne consegue che, avendo altre incombenze, tengono una o due commissioni a settimana a discapito di altre liste d’attesa: quelle delle visite delle singole specialità mediche.
Di fatto questo ha consentito negli anni un risparmio di 2 milioni e 200 mila euro ma a fronte di questo ‘taglio’ il sistema è andato in tilt.
Il risultato finale, dunque, è un risparmio di risorse regionali a discapito delle liste d’attesa e dei pronunciamenti delle commissioni e di conseguenza del riconoscimento delle invalidità. Un cane che si morde la coda visto che se si accelerano le commissioni si allungano le liste d’attesa per le visite e viceversa.
“È una condizione che non possiamo accettare – dice l’assessore regionale per la salute Ruggero Razza interpellato su questa vicenda da BlogSicilia – perché penalizza oltremodo persone che soffrono”.
Una vicenda alla quale, dunque, dovrà mettere mano con urgenza il nuovo manager dell’Asp di Palermo quando potrà insediarsi, ma che non potrà risolvere senza l’aiuto della Regione siciliana.
“Penso sia necessario riprogrammare l’accordo con Inps – dice ancora Razza – riteniamo, infatti, che alla base del disagio ci sia la necessità di rivedere i numeri dei chiamati a visita. L’Ente di previdenza deve concordare con la Regione l’innalzamento della cifra di ciascuna sessione per far abbassare i tempi di attesa. È un punto che possiamo certamente portare nella rimodulazione dell’accordo”.
Ma l’innalzamento del numero dei chiamati per ogni sessione non è certamente la panacea di tutti i mali. “C’è poi – aggiunge Razza -una questione che ci riguarda più da vicino: ogni Asp, in materia di Commissioni di invalidità, agisce in autonomia e in modo difforme. È una condizione che abbiamo ereditato in molti ambiti che non trova una logica ed una visione d’insieme. Così, come per altri temi altrettanto delicati, occorre emanare disposizioni che rendano omogenee le procedure in tutta la Sicilia”.
Dall’Asp di Palermo, però, danno una diversa lettura dei fatti e lo fanno con una nota ufficiale che qui riportiamo integralmente:
“Non risponde al vero la deduzione giornalistica che l’aumento dei tempi di attesa sia dovuto all’internalizzazione delle commissioni di invalidità civile, provvedimento che ha consentito nel tempo un notevole risparmio di risorse pubbliche (circa 8 milioni di euro complessivi), così come non risponde al vero la notizia che i tempi di attesa per i pazienti oncologici siano di 6 mesi. Si informa che i pazienti oncologici, così come tutti i pazienti che presentano gravi patologie, usufruiscono di una canale prioritario venendo sottoposti a visita nell’arco di 15 massimo 30 giorni.
L’Asp di Palermo effettua ogni mese 151 sedute: 88 nella città di Palermo e 63 in provincia. In base ai protocolli in vigore, si possono effettuare non più di 25 visite a seduta. I tempi di attesa attuali (circa 5 mesi) sono sovrapponibili a quelli del passato (e cioè prima dell’internalizzazione delle commissioni) a fronte di un considerevole aumento delle istanze che presentano un trend in continua crescita: dalle 40.000 del 2016 si è passati, ad esempio, a 51.000 del 2017. Per completezza di informazione, si chiede di volere pubblicare la presente precisazione”.
L’autore dell’articolo precisa, in risposta all’Asp di Palermo che non è scritto da nessuna parte che i tempi di attesa degli oncologici siano di sei mesi. Un equivoco frutto di una evidente lettura superfiale dell’articolo qui presente. Vi è scritto, invece, che va oltre il doppio della previsione di legge (che sarebbe di 15 giorni) e supera i 30 (qui si riporta di nuovo l’esatto periodo reperibile più in alto adesso in grassetto: La situazione diventa ancora più insostenibile e grave per i pazienti oncologici. Per loro la legge stabilisce la priorità e la convocazione entro 15 giorni. L’attesa media nel Palermitano supera il doppio dei limiti di legge e va oltre i 30 giorni). I sei mesi sono, invece, in riferimento a tutte le altre tipologie. Si prende atto che nel calcolo fatto dall’Asp invece l’attesa è di cinque mesi anche se non sembra che questo sposti i termini della vicenda. La conferma di tempi d’attesa cinque volte superiori alle disposizione di legge lascia aperta l’esigenza di un intervento per risolvere i disagi che si creano.
Sulla sovrapponibilità dei tempi di attesa rispetto al passato il dato fornito dall’Asp non corrisponde a quello in nostro possesso. Nonostante ciò diamo per valido e corretto quello fornito dall’Asp ma anche questo non sottrae alla responsabilità di risolvere quello che è un problema di disagio e di mancato rispetto della normativa. Violazione di legge (sia pure senza previsione di sanzione diretta) che, in base a quanto dichiarato, è addirittura superiore nella durata ai due anni e mezzo ipotizzati.
Per quanto concerne il risparmio, si è riportato la cifra annua media di risorse che sono state risparmiate. Sta poi alle opinioni dei singoli valutare se la priorità debba essere il risparmio o la salute degli assistiti. Questo non è tema che ci compete. Spetta piuttosto alla politica scegliere e dare contezza delle proprie scelte ai siciliani.
Bando a qualsiasi diatriba, interpretazione o differenza di un mese o di un giorno nei dati, l’augurio è che questa articolo serva a trovare una soluzione ad una situazione di ritardi ‘consolidati’ che colpisce i più deboli.
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