A 27 anni dalla strage di via D’Amelio, Palermo si ferma ancora una volta per ricordare il giudice antimafia Paolo Borsellino e i cinque agenti della polizia di Stato di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Una Fiat 126 imbottita di esplosivo scoppiò sotto il palazzo in cui viveva la mamma del giudice Borsellino e da quel giorno, ancora, non si ha giustizia.
Quella di questa mattina è stata una celebrazione infiammata dalle polemiche. La figlia Fiammetta, infatti, è rimasta solo per le fasi iniziali della cerimonia e attacca l’ex pg della Cassazione Fuzio coinvolto nell’inchiesta sulle nomine pilotate nelle procure: “Non ha fatto niente per individuare i colpevoli del depistaggio”. E anche il ministro della Giustizia Bonafede ha rincarato su Facebook la dose: “Ritardo nel trovare la verità è un fallimento per lo Stato” . “A distanza di tanti anni, ci sono ancora processi in corso per accertare una verità a cui hanno diritto i familiari delle vittime di quelle stragi e tutto il popolo italiano”. “Oggi però – si legge nel post – dobbiamo anche avere il coraggio e l’onestà di dire che il ritardo nell’accertamento di quella verità è già un fallimento dello Stato”.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ripreso la questione irrisolta del depistaggio. “Rimane forte l’impegno per Paolo Borsellino – ha scritto in una nota -, e per tutte le vittime di mafia, di assicurare, oltre al tributo doveroso della memoria, giustizia e verità”.
Anche Salvatore Borsellino, fratello del giudice, si è concentrato sulla sete di giustizia della famiglia Borsellino a distanza di 27 anni. “Oggi con il Borsellino quater abbiamo soltanto una parte di verità, una parte di giustizia – ha sottolineato – Purtroppo è uno Stato di cui bisognerebbe vergognarsi però se pensiamo che è quello stesso Stato per cui Paolo Borsellino coscientemente ha sacrificato la sua vita allora forse dobbiamo cercare, visto che Stato siamo anche noi, di fare la nostra parte per cercare di cambiare queste cose”.
Alla commemorazione hanno preso parte personalità del mondo politico, tra cui il Governatore Musumeci e il presidente dell’Ars Miccichè. E diversi sono stati i messaggi da parte di numerose rappresentati istituzionali tra cui anche il ministro dell’Interno Matteo Salvini e il presidente della Camera Fico.
Fimmetta ha accusato l’ex pg Fuzio: “Non ha mai indagato perché era occupato a pilotare nomine” – La figlia del giudice ucciso nel 1992, Fiammetta Borsellino, in un’intervista al Quotidiano del Sud ha parlato di una lettera firmata dall’ormai ex procuratore generale della Cassazione, Riccardo Fuzio, che le è stata inviata alla vigilia del 27esimo anniversario della strage di via D’Amelio. E’ “l’ultimo affronto da parte di uno Stato che non ha mai voluto fare niente per individuare i veri colpevoli del depistaggio sulla morte di mio padre”, afferma. Una lettera, continua la Borsellino, “che vengono i brividi a leggerla, che mi indigna e che indignerebbe anche mio padre e tutti i magistrati”.
La figlia del giudice Borsellino ha lasciato la questura dopo arrivo del cantante neomelodico Gigi D’Alessio. “Non m’interessa”, così ha detto andando via dopo avere aspettato davanti alla questura di Palermo l’inizio della cerimonia in ricordo delle vittime della strage di via D’Amelio, subito dopo l’arrivo del cantante neomelodico napoletano Gigi D’Alessio, invitato all’incontro-dibattito, come ospite assieme ad altri.
Di “pesanti ombre” sull’attentato a Borsellino ha parlato Maria Falcone, sorella del giudice ucciso a Capaci e presidente della Fondazione Falcone. “Intravediamo i primi squarci di luce, chiesti con forza dalla famiglia di Paolo Borsellino che per anni ha atteso con dignità e compostezza di conoscere la verità. Si va intravedendo il contesto in cui maturò il depistaggio delle indagini sull’eccidio”.
Nel corso della commemorazione hanno partecipato ad un dibattito il cantante Gigi D’Alessio, il comico Sasà Salvaggio, il sociologo Gioacchino Lavanco, fra Mauro Bolletta e Gero Riggio. L’incontro è stato aperto con il video del giovane neomelodico catanese di 19 anni, Leonardo Zappalà, che durante la trasmissione Reality su RaiDue, considerò fisiologica la morte di Falcone e Borsellino scatenato per il lavoro che facevano. Parole che scatenarono polemiche e l’apertura di una inchiesta. Presente anche l’attore Beppe Fiorello che ha rivolto un invito ai giovani commentando il video di Zappalà. “Informatevi, leggete, andate a cercare il più possibile di Falcone, Borsellino, Peppino Impastato, don Pino Puglisi prima di dire se la sono cercati”. Una condanna giunta anche da Gigi D’Alessio. “Se questi uomini hanno perso la vita non è per un interesse personale ma perché’ difendevano la nostra vita. Dovete avere grande rispetto per poliziotti, carabinieri e finanzieri che rischiano la propria vita per 1.300 euro al mese”.