Torna ad infiammarsi in queste ore il dibattito sulla liberalizzazione delle droghe leggere. La coltivazione di cannabis per uso personale resta un reato punito penalmente. Lo ha stabilito la Corte costituzionale che ha dichiarato non fondata la questione di legittimità sollevata dalla Corte di appello di Brescia sul trattamento sanzionatorio al riguardo. La decisione è riferita all’articolo 75 del testo unico in materia di stupefacenti ed è stata assunta nel solco delle sue precedenti pronunce relative al tema.
La questione era sorta in seguito a un’ordinanza emanata appunto dalla Corte di appello di Brescia, che aveva posto alla Consulta “la questione di legittimità costituzionale” delle disposizioni nella parte in cui vengono escluse alcune “condotte”. In particolare, si faceva eccezione, tra quelle “suscettibili di sola sanzione amministrativa, qualora finalizzate al solo uso personale dello stupefacente”, per “la condotta di coltivazione di pianta di cannabis, in relazione ai principi di ragionevolezza, uguaglianza e di offensività, quali ricavabili dagli articoli 3, 13, comma secondo, 25, comma secondo e 27, comma terzo, Carta Costituzionale”.
Quanto stabilito dalla Corte Costituzionale non poteva che provocare reazioni. “La sentenza conferma la necessità di procedere rapidamente alla discussione del ddl, sottoscritto da 290 tra deputati e senatori, all’ esame della Camera. Per legalizzare, e non solo depenalizzare, la coltivazione per fini personali serve una soluzione legislativa”, afferma il senatore e sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova. L’ attuale trattamento sanzionatorio “sarà anche costituzionale ma è certamente illogico: quello della Corte è un vero e proprio regalo alle mafie”.
Dalla Corte “arriva un motivo in più per rilanciare la battaglia per legalizzare la cannabis”, affermano Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani, e Filomena Gallo, segretario dell’ Associazione «Luca Coscioni», pronti a lanciare una petizione online rivolta al parlamento europeo.
“Con questa decisione – aggiunge Patrizio Gonnella, presidente di Antigone – si conferma la disparità tra chi autocoltiva, rischiando una condanna penale, e coloro che acquistano dal mercato nero, per i quali è prevista una sanzione amministrativa”.
Di parere opposto il senatore Maurizio Gasparri, di Forza Italia, che prende atto con favore della sentenza e dichiara: “Speriamo che nella sentenza ci siano argomenti per frenare la follia di chi vorrebbe legalizzare le droghe”.