Il giorno prima della strage di Capaci, “siamo sul cavalcavia che porta all’aeroporto di Palermo e c’è un imprenditore importante, è il cognato del generale Dalla Chiesa che vede un furgone. Gli sembra uno dei furgoni della sua azienda, si ferma, scende, va a controllare quel furgone perché pensa ‘quello è il mio dovrebbe stare a Sciacca, non qui’.

Le parole della Colosimo

Lo ha detto la presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Chiara Colosimo, alla kermesse di FdI Atreju. “Va lì, dentro il furgone non c’è nessuno ma sotto, in quell’avvallamento dove tutti poi purtroppo siamo stati, dove adesso c’è un uliveto, dove i ragazzi vanno a commemorare quella strage di Capaci, c’erano due uomini che armeggiavano con del filo, probabilmente elettrico. Questo particolare lo racconta un poliziotto, Roberto Di Legami, nel primo processo della strage di Capaci”.

La telefonata

“Quando racconta la telefonata che gli fa il cognato del generale Dalla Chiesa, successivamente – ha aggiunto – riconosce in Di Matteo uno dei due che stava lì ad armeggiare con quel filo elettrico, che poi fu condannato per la strage di Capaci”. Di Legami “racconta un altro dettaglio: la targa di quel furgone era Ravenna. Si fa un gran parlare del rapporto mafia appalti ma per capire davvero su cosa si stava lavorando in quei 57 giorni noi dobbiamo andare parallelamente su due filoni, quello più noto del filone mafia appalti e quello che in questo momento è diventato ancora più importante che è quello di Massa Carrara, dove entra in gioco la Calcestruzzi Spa”, ha evidenziato Colosimo.

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