A Palazzo d’Orleans va di scena l’ennesima protesta di Coldiretti, i gilet jauns di casa nostra. Nel mirino la politica agricola del governo regionale per le emergenze del settore. Il presidio, iniziato, ieri pomeriggio, andrà avanti sino alla convocazione di un  tavolo tecnico

Coldiretti, dalla siccità ai cinghiali ecco i danni

Si protesta perché come delle ciliegie velenose, per l’agricoltura in Sicilia, una calamità tira l’altra. Così dopo la siccità che sta mettendo in ginocchio agricoltura e allevamenti, l’ennesimo alert arriva dagli attacchi dei cinghiali assetati, affamati e aggressivi, che distruggono i raccolti”.

Ignazio Gibiino, vice presidente Coldiretti Sicilia, spiega così le ragioni della manifestazione: “Dopo due mesi torniamo in piazza sotto la sede della Presidenza della Regione, perché in questi mesi abbiamo visto pochi interventi e poche risorse. Adesso, ad aggravare tutto, c’è anche l’allarme cinghiali: la fauna selvatica causa molti danni a chi coltiva e gli agricoltori, in molte zone della Sicilia, hanno avuto i loro campi distrutti dalla scorrerie di quegli animali”. I cinghiali attaccano le colture perché vanno a caccia di cibo ed acqua. Così gli agricoltori allo stremo, chiedono l’intervento del governo regionale con misure più incisive di quelle messe in campo finora.

Coldiretti, “siamo allo stremo delle forze”

“Siamo allo stremo delle forze, perché mancanza d’acqua significa non produrre.  C’è chi paga a peso d’oro le autobotti pur di pur di mandare avanti allevamenti e campi. Se non si interviene subito si rischia di perdere anni e anni di sacrifici”. Per Coldiretti Sicilia, è necessario “il piano di contenimento della fauna selvatica che è diventato vitale per salvare le produzioni letteralmente annientate dai cinghiali. In alcune aree della Sicilia gli attacchi agli uomini sono continui e solo in ordine di tempo a Tusa un agricoltore di 73 anni è stato assalito con gravissimi danni fisici. È la Regione che può intervenire autonomamente e ancora non ha ultimato l’iter avviato da mesi”.

“Aspettiamo l’istituzione del tavolo politico – prosegue Coldiretti – l’unico in grado di poter indicare la strategia economica per gli agricoltori nonché il varo delle consulte degli agricoltori nei consorzi di bonifica che in attesa della riforma di cui si sono perse le tracce. Non si può pensare di mantenere ancora strutture assolutamente non in grado di gestire l’emergenza senza la presenza di chi in campo ci vive”.