“Dai dati che sono emersi e da quello che quasi quotidianamente osserviamo appare evidente che, nonostante il nostro sistema giuridico abbia previsto delle norme ad hoc come il codice rosso per arginare il fenomeno, rimangono delle falle che andrebbero colmate.

Occorre affinare l’intervento in modo che sia fondato su un approccio multidisciplinare non solo normativo, ma anche culturale, sociologico, psicologico e pedagogico. Bisogna agire non solo al livello delle scuole tramite la sensibilizzazione, ma anche e soprattutto al livello delle famiglie in quanto spesso è proprio nel nucleo familiare che sono presenti dinamiche disfunzionali già a partire dalla comunicazione. Pertanto occorrono operatori specializzati che lavorino in sinergia con le forze dell’ordine anch’esse formati sulla tematica molto complessa. Bisogna anche intervenire dal punto di vista delle procedure in quanto se tutto diventa codice rosso di fatto non emergono più le situazioni di pericolo concreto e grave”.

Sono le parole di Alberto Piacentini, avvocato e funzionario al tribunale di Palermo, che ha vissuto in prima persona casi di femminicidio e di violenza di genere. E’ stato compagno di scuola al Liceo Classico Umberto I delle sorelle Lucia e Carmela Petrucci, quest’ultima uccisa dal fidanzato della sorella il 19 ottobre del 2012 in via Uditore. Un caso che ha scosso la città. Oggi Piacentini ha presentato i risultati di una ricerca sul femminicidio, sui maltrattamenti in famiglia e sulla violenza di genere finalizzata a conoscere in modo specifico e profondo il modo in cui l’ordinamento italiano risponde all’esigenze di tutela delle vittime di violenza domestica, fisica, psicologica, educativa, economica. Dall’ 1 gennaio al 06 ottobre 2024, sono stati registrati 235 omicidi, con 82 vittime donne, di cui 72 uccise in ambito familiare/affettivo; di queste, 44 hanno trovato la morte per mano del partner o ex partner. La ricerca finanziata dalla Tokio Foundation è stata presenta all’istituto Arrupe di Palermo.

“Non immaginate quante volte durante questa mia ricerca, mi sono sentito chiedere come mai mi occupassi di questo tema – aggiunge – Va superato il fatto che siano esclusivamente le donne a preoccuparsi e occuparsi di altre donne. Nel 2024 dovrebbe essere evidente che tale fenomeno riguarda tutti a maggior ragione gli uomini”.