E’ stato presentato al Soleluna Doc Fest il cortometraggio “Clawmachine“, del regista greco libanese Georges Salameh. Il film è un inno poetico contro tutte le guerre, con un riflesso “condizionato” rispetto alle migrazioni di massa generate proprio dai conflitti. La genesi di questo film è durata quasi 15 anni: pensato da Salameh negli anni della guerra di Gaza, il progetto è stato ripensato, riscritto e rivisto anno dopo anno.

Per Oliver Salameh, figlio del regista e protagonista di questo film breve che usa una tecnica mista di girato ed animazione, Clawmachine “racconta cosa fanno le guerre all’animo prima ancora che ai corpi degli esseri umani. Oggi, vedendo questo corto, a molti verrà in mente il dramma che si consuma in Europa orientale. Perché l’arte é universale ed ogni storia le contiene e le racconta tutte”.

Salameh jr ha reso il doveroso tributo ai due artisti che insieme al padre hanno realizzato questo cortometraggio: “Sono certo che mio padre non sarebbe mai riuscito a fare questo film senza la voce la poesia e l’animo di Yousif Latif  Jaralla e senza gli incantevoli disegni sgorgati dalla passione visionaria di Andrea Kantos. Loro sono qui con me e loro vi racconteranno meglio di come possa fare io perché per tutti loro, ed anche per me, é stato necessario realizzare Claw Machine”.

Clawmachine sono le macchine ad artiglio, quei giochi che spesso si trovano nei grandi magazzini o nelle fiere di paese. Inserendo un gettone si manovra un joystick che guida un artiglio meccanico che si apre e si chiude nel tentando di afferrare dei piccoli premi. La trasposizione “narrativa” del film di Salameh assegna alla clawmachine il compito di grande mietitrice di vite.