Diciotto cantieri avviati, 500 posti di lavoro creati e quasi 10 milioni di euro già immessi nel circuito economico della Sicilia.
Sono i numeri prodotti dal progetto “Riqualifichiamo l’Italia”: il report è stato presentato oggi, 6 dicembre, a Palermo in occasione dell’Assemblea annuale di Cna Sicilia, ideatrice di questa innovativa piattaforma.
Si tratta di un network di eccellenze, il cui ambizioso compito di ridare bellezza e dignità alle città oggi ha raggiunto la sua piena maturità. Tant’è che ha assunto ormai carattere nazionale. E i numeri sono destinati ad aumentare e ad assumere una consistenza ancora più significativa. “Altri 10 milioni di euro – spiegano i vertici regionali della Confederazione – sono in procinto di essere messi in circolo grazie alla cantierabilità di 17 nuovi progetti, i cui atti deliberativi da parte delle assemblee dei condomini sono arrivati al traguardo, mentre una ventina di progetti, il cui importo complessivo supera i 25milioni di euro, sono in fase di essere formalmente definiti. Dunque una importante boccata d’ossigeno che assume un valore sociale rilevante – aggiungono il presidente Nello Battiato e il segretario Piero Giglione – soprattutto se si tiene conto della crisi che continua a mordere, ma anche della drammatica flessione del numero degli appalti pubblici banditi che stanno paralizzando il settore delle costruzioni. Nel 2018 sono state esperite 219 gare per un valore di 290milioni, dati sicuramente incoraggianti rispetto al 2017 e 2016, ma ancora lontani dai target pre-crisi del 2007 con 1. 238 gare assegnate con oltre un miliardo di investimenti”.
Il successo di “Riqualifichiamo l’Italia” sta nel fatto che offre la possibilità ai committenti, che vogliono effettuare lavori di efficientamento energetico e opere antisismiche, di usufruire delle agevolazioni Eco-bonus e Sisma-bonus attraverso la cessione immediata del rispettivo credito d’imposta. E in questo modo pagano soltanto la quota residua non coperta dall’incentivo pubblico. La CNA, che sbandiera con orgoglio questo modello di sviluppo legato al settore edile, oggi ha radunato artigiani, piccoli e medi imprenditori, operatori del turismo e del commercio, professionisti e pensionati, nel capoluogo siciliano, per un momento di incontro e di confronto, ma anche di analisi e di pianificazione delle azioni da porre in essere in termini di strategie di intervento per il 2020, ormai alle porte. Il tema della giornata “Imprese&Sud” riaccendiamo i motori dello sviluppo”.
L’evento, moderato da Nadia La Malfa, si è tenuto, alla presenza di 500 persone, tra artigiani e imprenditori, al “San Paolo Palace Hotel”, dove sono intervenuti il Viceministro delle Infrastruttre e dei Trasporti Giancarlo Cancelleri. “La sua presenza e il suo contributo – sottolineano Battiato e Giglione – sono stati utili ed apprezzati per fare il punto della situazione rispetto ad uno dei più gravi ed atavici deficit di cui soffre la nostra terra. Rispetto alla mobilità e agli spostamenti, temi nodali e prioritari, la Sicilia è infatti tagliata fuori perché vive una pesante condizione di marginalità geografica non essendo agevolmente connessa ai collegamenti, di ogni natura. E questi limiti per le nostre imprese si traducono inevitabilmente in carenza di sicurezza, ma anche in costi maggiori legati alla percorrenza e quindi ainore competitività sul mercato”.
Ai lavori, dopo i saluti del presidente Battiato e del vicepresidente nazionale di CNA, con delega al Mezzogiorno, Giuseppe Cascone, c’è stata la relazione del segretario regionale, Piero Giglione. Poi hanno preso la parola, collegato in videoconferenza da Roma, il vicepresidente della Regione, Gaetano Armao, il presidente della Commissione regionale Abi Sicilia, Salvatore Malandrino, il vicepresidente dell’Anci Sicilia, Antonio Rini, e l’arcivescovo metropolita di Palermo, monsignor Corrado Lorefice. Ha chiuso l’Assemblea pubblica, il segretario generale della CNA nazionale, Sergio Silvestrini. “Se non riparte il Sud l’Italia è destinata a un declino rapido e irreversibile, riunificare il Paese deve essere la priorità”. ha detto. Poi ha sottolineato “se le infrastrutture sono l’asset trainante per lo sviluppo, allora l’alta velocità ferroviaria non può fermarsi a Salerno. Portiamo i treni veloci al Sud e in Sicilia e tutti gli altri grandi sistemi per favorire la crescita economica e lo sviluppo sociale.
Non è una questione economica. I capitali non mancano – ha rilevato ancora Silvestrini – troppo spesso invece mancano le capacità e le competenze. Come il caso dei fondi europei, spesso mal spesi e soprattutto poco utilizzati. E’ inaccettabile che i fondi comunitari siano utilizzati nella misura del 13-15%. “Occorre una assunzione di responsabilità da parte di tutti”: è l’appello che Silvestrini ha rivolto alla politica e alla classe dirigente. “Il Paese deve uscire dal lungo torpore che lo ha investito. Non cresciamo da 23 anni e dobbiamo riaccendere i motori dello sviluppo. Serve una vera discontinuità, occorre una rottura politica, culturale. Il Paese non ha una prospettiva e se esiste non è percepita. Ma c’è anche una preoccupante caduta di conoscenza e istruzione. Negli anni ’70 chi aveva la licenza media aveva competenze per le quali oggi serve una laurea. C’è poi l’emergenza del credito verso artigiani e piccole imprese. “Le imprese fino a 9 dipendenti rappresentano il 97% del totale – ha concluso Silvestrini – ma ricevono solo il 30% del flusso del credito bancario. Occorre rivitalizzare lo sviluppo con realismo e individuando gli asset strategici su cui puntare”. Alla platea di artigiani e imprenditori Silvestrini ribadisce che “l’orizzonte del nostro Paese rimane l’Europa con la quale avere un confronto dialettico” ma è impensabile immaginare l’Italia sganciata dalla casa europea.
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