Tutto pronto per l’inaugurazione del nuovo dipinto di Igor Scalisi Palminteri, realizzato a Cinisi, in corso Umberto, all’angolo con via Papa Giovanni XXIII, dove nella zona del ‘Mulinazzo’, nel 1968, furono espropriate le terre degli abitanti per la realizzazione della seconda pista dell’aeroporto di Punta Raisi, oggi intitolato a Falcone e Borsellino. L’opera verrà inaugurata domani, domenica 5 marzo 2023 alle 12.
Il desiderio di fare memoria, una ferita da raccontare
La realizzazione del dipinto nasce dallo stimolo di chi quell’esperienza da bambino l’ha vissuta in prima persona: “Ho accettato con molto piacere e senso di responsabilità l’invito del signor Pino Ferrara – racconta Igor Scalisi Palminteri -, che ha vissuto un’esperienza molto forte. Come sappiamo, infatti, per realizzare le piste, prima nel 1958 poi nel 1968, son state espropriate le terre. La costruzione dell’aeroporto era probabilmente necessaria per come si spostano le persone oggi nel mondo, ma qui non si vuole fare una disquisizione su cosa sia giusto o non lo sia. Piuttosto questo dipinto nasce dal desiderio di fare memoria: quelle famiglie che avevano quelle terre, che avevano quelle case e che da quello traevano il loro sostentamento sono state in qualche modo private di tutto: della loro storia, della loro memoria, dei loro ricordi e del loro lavoro. È questa ferita vogliamo raccontare, l’esperienza di queste persone, di quando erano bambini. Chi c’era e ha assistito alla realizzazione del dipinto, ha riconosciuto i volti, la casa e il pozzo che ho riprodotto. È la nostra storia, la nostra memoria che viene dipinta su un muro, che diventa come un libro”.
L’artista spiega l’opera
“Passato al sole “è il titolo dell’opera, evocativo dello stile di vita e delle tradizioni dei luoghi dove è nato l’aeroporto prima che le terre fossero espropriate, con un richiamo alla nuova infrastruttura che si andava a definire: “Ho preso diversi scatti e li ho messi in un’unica istantanea – spiega Scalisi Palminteri – con questo colore un po’ ‘seppiato’, proprio a significare il senso del passato che non c’è più. Questa donna di cui non si vede il volto è il centro del dipinto, una donna il cui viso non si vede perché rappresenta l’intera comunità. Il fulcro dell’opera è il suo braccio forte in basso, in primo piano, che rappresenta il lavoro manuale che dava il senso alle giornate e alla vita, il senso di guadagnarsi da vivere: la donna sta preparando una conserva, il cibo, il sostentamento. Una cosa ancestrale. Sopra, in questo cielo che ho dipinto – spiega ancora l’artista -, in una dimensione onirica, questo corteo con un messaggio, ‘Potere contadino’, una frase forte che richiama al senso del bisogno che avevano quelle comunità. C’è tutto questo e tanto altro in questo muro che ho dipinto qui a Cinisi”.
Il racconto di un testimone dell’esproprio delle terre
L’opera, come scritto, è stata realizzata su impulso di chi ha vissuto l’esperienza dell’esproprio, Pino Ferrara: “Ormai sono più di 50 anni dall’esproprio delle terre del Mulinazzo per la realizzazione della ‘seconda pista’ – ripercorre -. Una sottrazione dolorosa come fosse stato un vero e proprio scippo del tempo presente, una confisca atroce del tempo futuro, una cinica amputazione dei destini di uomini e cose. E così come ogni amputazione traumatica lascia la percezione anomala e dolorosa che quella parte di corpo che non c’è più continui illusoriamente a essere lì, esattamente nel posto che prima occupava. Così è stato nella mia personale storia il ricordo del Mulinazzo: una dolorosa sensazione, la nostalgica persistenza di un mondo d’improvviso cancellato. Nel tempo – prosegue il racconto – si sono susseguite molteplici pubblicazioni di libri riguardanti quanto accaduto, di testi e immagini in grado di rievocarne la viva memoria. Io ero lì, ero un bambino, c’era mio padre, c’era mia madre, c’era mia sorella, c’erano uomini e donne e storie di vita. C’era una terra su cui il sacrificio seminato si misurava in gocce staccate una ad una da fronti troppo impavide al sole. E il sudore era succo prezioso d’onestà e di libertà, saporito come il mare a quella terra da sempre e per sempre avvinghiato. Nella qualità di testimone diretto dei luoghi, dei fatti e degli uomini di un passato che al sole ha regalato la sua bellezza e poi al sole ha stinto la sua stessa esistenza, ritengo doveroso nei confronti dei miei genitori, dei miei parenti, e dei miei amici promuovere la realizzazione di un murale dedicato a tutti, a chi ancora presente ma soprattutto alle nuove generazioni – conclude -, perché possano guardando quest’opera interrogarsi nell’intimo su di una storia non molto lontana a cui loro stessi appartengono, e che il tempo, senza l’ausilio dell’arte, rischia una seconda volta di cancellare”.
Chi è Igor Scalisi Palminteri
“Io sono un pittore di quartiere, il mio lavoro quasi per caso si è spostato dallo studio alla strada assumendo le connotazioni di neo/muralismo. Quello che faccio è il frutto del mio percorso di vita, dell’incontro con i frati Cappuccini, degli anni trascorsi all’accademia di belle arti e del lavoro svolto con i bambini e le bambine con i quali ho dipinto i primi muri. Le mie radici sono nella strada e la mia visione dell’arte ha un approccio sociale, i luoghi fragili mi attraggono. Le opere che ho realizzato si legano sempre a ciò che succede attorno ad un muro che non è fatto solo di mattoni ma anche di persone”.
Igor Scalisi Palminteri è nato a Palermo nel 1973. All’età di 20 anni entra a far parte dei frati cappuccini e vi trascorre 7 anni. Dopo le prime mostre decide di assumere il cognome della madre scomparsa qualche anno prima. Diplomato in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Palermo ha esposto in numerose mostre personali e collettive, in Italia e all’estero.
La santità e l’indagine sulla natura umana
Elemento costante in tutta la sua produzione è quello della sacralità e dei santi. Un senso del sacro riveduto/distorto/ambiguo, onnipresente nella poetica dell’artista. Se da un lato i santi sono infatti rappresentati come semplici esseri umani, dall’altro Igor si riappropria di alcune icone, e le rielabora, mai privandole della loro sacralità, con un’indagine sulla natura umana e la sua identità.
L’impegno con i giovani contro l’esclusione sociale
Ha animato diversi laboratori di arti visive rivolti a bambinə e ragazzə, spesso a rischio di esclusione sociale, collaborando con Istituti Scolastici e con i servizi sociali (USSM).
Gli interventi per strada
Dal 2018 sceglie di dedicarsi quasi esclusivamente agli interventi per strada, luogo dove opera dialogando con gli abitanti e cercando di diffondere attraverso l’arte un senso di comunità e di cura. Le sue opere hanno un valore che va oltre l’estetica, a volte diventano patrimonio dei luoghi in cui si trovano. Di questo anno sono importanti opere come LA SANTA MORTE, SAN BENEDETTO IL MORO, VIVA SANTA ROSALIA e sempre nel 2018 cura il progetto CARTOLINE DA BALLARO’. Verranno dipinti 5 muri da Andrea Buglisi (cocuratore), Alessandro Bazan, Fulvio Di Piazza e Crazyone. Il progetto ha una forte risonanza e un impatto intenso sul paesaggio urbano. Dal 2022 Netflix trasmette in 30 paesi il documentario Prospettiva Ballarò, a firma di Cuccia e Bellìa, che racconta i 5 interventi pittorici e il quartiere legato al mercato di Ballarò.
Il percorso con le realtà locali del quartiere Sperone
Dal 2019, dopo aver dipinto “Sangue e Latte” su un prospetto del quartiere Sperone di Palermo, comincia un percorso con le realtà locali, che lo vedrà nel 2021, co-ideare SPERONE167 insieme all’artista CHEKOS ed a Afea Art & Rooms; dall’incontro con gli abitanti del luogo, le associazioni, le scuole e innumerevoli professionisti e professioniste, nasce un’alleanza creativa che ha come motore l’arte urbana.
La sua storia nel documentario “Il Gabbiano più inutile del mondo”
Del 2022 l’uscita del documentario “Il Gabbiano più inutile del mondo” attraverso il quale il regista Giuseppe Lanno racconta la storia di Igor, i suoi interventi nei quartieri ad alto rischio di esclusione sociale, i luoghi quotidiani, lo studio.
Dal 2018 collabora con lo studio di architettura AM3 con i quali ha partecipato alla realizzazione di una nuova Chiesa, della Curia di Agrigento, dedicata al Cuore immacolato di Maria che è stata consacrata nel Novembre 2022; per questo progetto, Igor, ha progettato e realizzato gli arredi sacri, i poli liturgici e tutte le opere d’arte.
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