Tra le montagne di Roccamena, nel Palermitano, gli ultimi segreti della mafia. Continuano le analisi sui resti umani trovati nell’ottobre scorso in una caverna in contrada Casalotto nel piccolo paese del Palermitano.
Un vero e proprio cimitero di mafia, una specie di foiba probabilmente utilizzata per far sparire i cadaveri delle vittime della cosca di Corleone che poteva contare sull’appoggio di alcuni affiliati di Roccamena.
A recuperare teschi e diverse ossa umane, dopo le rivelazioni di una fonte, sono stati i vigili del fuoco. Ad indagare, i carabinieri e gli esperti del Ris sotto il coordinamento della Procura di Palermo.
Adesso arrivano i primi risultati: i resti apparterrebbero a dieci uomini e due ragazzini – molto giovani, di età compresa tra i 12 ed i 14 anni – e risalirebbero ad un periodo compreso tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta. Bisognerà incrociare molti dati per scoprire l’identità delle vittime. A novembre è stato prelevato il dna ai familiari di alcuni scomparsi della zona, vittime della lupara bianca.
Il lavoro degli inquirenti non si ferma. Sanno che nelle viscere della montagna potrebbero esserci altre prove dell’efferatezza di Cosa nostra. L’area resta sotto sequestro.
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