Il presidente del Partito Politico MIAS Umberto Mendola, accompagnato dal legale Giovanni Mattana, ha incontrato il Commissario dello Stato, prefetto Ignazio Portelli dopo un atto di diffida comunicato dal MIAS affinchè l’ufficio si attivasse per “dare l’incipit” alla procedura di scioglimento dell’Assemblea Regionale Siciliana per persistente inadempimento nei riguardi dello Statuto Speciale della Regione e la sua conseguente mancata attivazione.
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Perchè sciogliere l’ARS
Violazione dello Statuto Siciliano in materia di rapporti finanziari tra Stato e Regione. Per questo era stato chiesto lo scioglimento dell’Assemblea Regionale dal MIAS, Movimento per l’ Indipendenza e l’Autonomia della Sicilia. “Se l’Autonomia Speciale non va attuata, la Regione Siciliana va commissariata“. Ora però, visto che nulla si è mosso dopo la missiva del movimento indipendentista, arriva la diffida giudiziaria al Commissario dello Stato. Una battaglia legale che sembra non finire.
L’Autogoverno del Popolo Siciliano
“Spero – dice il presidente del MIAS, Umberto Mendola – che da questa iniziativa il Parlamento siciliano possa risorgere e avere nel suo seno non deputati-ascari ma deputati che rappresentino in tutto il desiderio di Autogoverno del Popolo Siciliano. Il mancato accoglimento, da parte del Commissario dello stato, dell’istanza di scioglimento dell’ARS come prevede l’art.8 dello Statuto Autonomo Siciliano, comporterà una diffida giudiziaria e la prosecuzione di nuovi giudizi in sede legale”.
I danni di 76 anni di mancata autonomia
Secondo il movimento indipendentista, 76 anni di mancata autonomia hanno costituito per il Popolo Siciliano “un danno economico e sociale incalcolabile in termini di mancato sviluppo, perdita di posti di lavoro, infrastrutture fatiscenti, bassissima qualità della vita, pagato con disoccupazione ed emigrazione”. “Il Parlamento Siciliano, dal 1946 ad oggi – sostiene il MIAS – non ha attuato i principali articoli dello Statuto, soprattutto, quelle norme attinenti ai rapporti finanziari tra Stato e Regione, che fanno perdere alla Sicilia quasi dieci miliardi l’anno”.
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