Annullare con rinvio le assoluzioni degli imputati nel processo sul caso Shalabayeva. Questa la richiesta del sostituto pg di Cassazione Luigi Giordano, che, con la sua requisitoria di questa mattina, ha sollecitato davanti alla quinta sezione penale della Suprema Corte di accogliere il ricorso presentato dalla procura generale di Perugia contro la sentenza con cui, il 9 giugno dello scorso anno, i giudici d’appello del capoluogo umbro disposero l’assoluzione di tutti gli imputati, tra cui gli ex capi della squadra mobile e dell’ufficio immigrazione della questura di Roma, Renato Cortese e Maurizio Improta.
Ripetere il processo d’appello bis
Secondo il pg, va dunque celebrato un processo d’appello bis: «Ci fu un’operazione di Polizia legittima, alla ricerca di un latitante, che poi cambiò e divenne un’operazione di espulsione, un’operazione con una vistosa anomalia, perchè riguardò anche la figlia minore», ha rilevato il magistrato nella sua requisitoria.
La sentenza della Cassazione
La Cassazione, la cui sentenza è attesa nelle prossime ore, è chiamata a decidere se accogliere o meno il ricorso della procura generale umbra contro le assoluzioni, pronunciate in appello «perché il fatto non sussiste» dall’accusa di sequestro di persona, di Cortese, Improta e altri 3 poliziotti, Francesco Stampacchia, Luca Armeni e Vincenzo Tramma. Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, venne espulsa verso il Kazakistan, nel maggio 2013, insieme alla figlia minorenne. Nelle 44 pagine dell’atto di impugnazione, la procura generale di Perugia sostiene che la sentenza d’appello «appare viziata per aver assolto gli imputati, senza procedere al riascolto di testimoni di accusa, ritenuti tutti inattendibili».
Le parole della Corte d’Appello
“Ma è seriamente credibile – domanda provocatoriamente la Corte nelle motivazioni – che il Cortese o altri, pensando a una fiche da spendere in futuro e con l’ovvia incertezza di poterla concretamente incassare, per ciò solo si resero disponibili a commettere un vero e proprio campionario di nefandezze culminato in un ‘crimine di eccezionale gravità’?”.
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