Dio salvi la Regina; e se gli resta un po’ di tempo, lo supplico di prendersi cura delle ragazze e dei ragazzi siciliani, prigionieri della Brexit prossima ventura. Perché il verdetto delle urne britanniche ha sancito il trionfo di Boris Johnson e dei Conservatori. Vedono l’Europa come il fumo negli occhi e vedono tutti i ragazzi europei un po’ come Salvini vede i migranti.
Non saranno tempi facili per i nostri “migranti”. Per capire quali siano gli ostacoli che i nostri ragazzi incontreranno, affido il mio pensiero a Francesco Ragni, brillante manager con esperienza internazionale, un palermitano emigrato da anni in Uk, che oggi dirige Londraitalia.com, testata dedicata agli italiani che vivono a quella che, oggi come oggi, è veramente la “perfida Albione”.
Ragni scrive e spiega con chiarezza quel che è successo e cosa dovranno affrontare coloro che intendono far armi e bagagli e cercare fortuna in Gran Bretagna, a partire dal sempre più probabile Brexit: “Per gli italiani che vivono in UK significa registrarsi per il Settled Status prima possibile o meglio ancora prendere la cittadinanza britannica per sentirsi veramente a casa. Per chi vorrà trasferirsi qui a partire dal 1 gennaio 2021, quando termina il periodo di transizione, significa mettere in conto che si verrà ammessi solo se in possesso di certi requisiti e bisognerà pagare per anni per avere diritto a assistenza sanitaria e altri benefits. Restrizioni destinate a cambiare radicalmente il profilo dell’emigrazione italiana ed europea nel paese”. Cosa è il Settled Status? Per grandi linee equivale a una sorta di permesso di soggiorno. Non suona bene, diciamolo chiaramente.
Noi siciliani doniamo ogni anno linfa vitale alla Gran Bretagna: un esercito di professionisti e artigiani ha trovato la fortuna in quel Paese ma ha anche contribuito a creare il mito di una società aperta multiculturale e multilinguistica. Tante storie egregie di sacrifici e successo: i primi a venirmi in mente sono Gaspare Di Carlo e Alessandro Geraci, oggi due tra i bartender più apprezzati in Inghilterra. Da Termini Imerese a Londra con un biglietto di sola andata, per conquistare le papille gustative dei clienti esigenti della City, con i loro drinks, spesso dedicati a quella terra, la Sicilia, che non ha saputo dargli ciò che gli spettava: un lavoro. Stiamo parlando soltanto degli incredibili sacrifici. Esattamente come la storia dei due ragazzi catanesi che sono riusciti a creare il coffee shop più amato e recensito nel cuore della City.
La Sicilia a Londra, oggi, non è soltanto la testimonianza delle nostre eccellenze agroalimentari. Citavo il caso di Francesco Ragni, oggi direttore ed editore di una prestigiosa testata online, ma Londra e la Gran Bretagna è anche la casa di ricercatori, medici, scienziati, ingegneri e avvocati.
Possibile che si sia arrivati a uno strappo così cruento nelle fondamenta del sentire europeo? Bisogna riflettere su ciò che deve diventare l’Europa per i cittadini, se non vogliamo rischiare una lenta e costante disgregazione del “colosso buono” di Bruxelles. Una grossa responsabilità è insita nel comportamento del media mainstream europeo. Hanno sempre liquidato la faccenda Brexit come una buffonata che non si sarebbe mai realizzata concretamente. E in maniera altrettanto semplicistica hanno liquidato Boris Johnson, definendolo come un pagliaccio che sarebbe durato il tempo di un battito di ciglia. Lo chiamavano Bojo the clown.
Oggi, quel pagliaccio, forte della maggioranza parlamentare assoluta, ha nelle mani il destino della Gran Bretagna e dell’Europa. Ma soprattutto ha nelle mani il destino di migliaia di ragazze e ragazzi siciliane che già hanno fatto enormi sacrifici, lasciando le loro famiglie e la loro terra, per trovare un lavoro decente. Ed è un fatto che non mi lascia per niente tranquillo.
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