“Ti ricorderò per sempre così”, queste, le prime parole scritte sotto i numerosi post sulla tragica fine di Giuseppe La Barbera, un giovane lavoratore, interinale dell’Amap, la cui vita è stata interrotta durante un’operazione ordinaria. Ancora morti sul lavoro. Cinque è il bilancio delle vite spezzate a Casteldaccia in un impianto di sollevamento di acque reflue del sistema fognario di Palermo. Cinque uomini, dai 28 ai 71, scomparsi durante una manutenzione ordinaria e soffocati dalle esalazioni tossiche. A seguito di ripetute segnalazioni degli ultimi giorni sulle anomalie della rete fognaria, nel tratto tra l’intersezione con via della Rotonda e la stazione di sollevamento denominata “Vini Corvo”, il tragico epilogo. A perdere la vita cinque operai, di cui un sesto è in condizioni gravi.

La tragedia di Casteldaccia ha colpito duramente la comunità locale, portando via vite giovani e promettenti. Giuseppe La Barbera, solo 28 anni, è stato uno delle vittime di questa strage che ha lasciato un vuoto incolmabile nella sua famiglia e della comunità tutta.

Chi era Giuseppe La Barbera

Originario del quartiere di Ballarò ma residente a Villabate, Giuseppe aveva una giovane moglie e due bambini piccoli. Nonostante la sua giovane età, si era sempre impegnato per sostenere la sua famiglia, lavorando duramente in diversi settori e trovando infine un impiego presso una ditta come lavoratore interinale dell’Amap. Il giovane, si era sposato nel 2019, precisamente il 22 maggio, e fra qualche giorno avrebbe festeggiato i cinque anni di matrimonio.

Chi lo conosceva lo descrive come un ragazzo bravo, buono e instancabile lavoratore, sempre pronto ad aiutare gli altri. La sua prematura scomparsa ha lasciato un vuoto incolmabile nella comunità e nelle persone che lo conoscevano. Nel quartiere, Giuseppe era conosciuto e ricordato da molti perché la sua famiglia gestiva la vendita di bombole di gas, che rappresentavano una risorsa fondamentale per molte abitazioni prive di metano e che utilizzavano il gas in contenitori metallici consegnati a domicilio. Fino a qualche anno fa, era proprio Giuseppe ad occuparsi della consegna delle bombole ea coloro che ne facevano richiesta.

Sui social piovono messaggi in ricordo del giovane lavoratore: “Dispiace Peppino, eri un ragazzo d’oro” – scrive un utente – “Non ci sono parole, solo tanta rabbia e tristezza nei nostri cuori – scrive un altro – ti ricorderò sempre così, riposa in pace”. Anche chi non lo conosceva ha voluto esprimere la sua vicinanza: “Vedo negli occhi di questo giovane, la bontà. La sua volontà di lavorare onestamente. Mi ha colpito come fosse stato un mio nipote. Lo piango con tutto il mio cuore. Siamo purtroppo impotenti di fronte alla morte e specialmente a questo tipo di morte. Giuseppe, con l’unica cosa che ci rimane, la speranza, io spero che tu possa adesso stare in un regno, in cui risplende la luce dei tuoi occhi e che Dio ti riservi un posto speciale, al Suo cospetto, per quelli che, come te, escono la mattina per lavorare onestamente e che perdono la vita, a causa di questo lavoro e delle probabili mancanza di cautele, a cui altri responsabili avrebbero dovuto provvedere”.

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