Si chiamano “rompi il sistema” e il loro esordio è decisamente di ‘rottura’. Sono i giovani dell’unica lista interamente di ragazzi presente in questa competizione elettorale. Così per la lista che appoggia il candidato sindaco fabrizio Ferrandelli il battesimo del fuoco è in polemica con il candidato del centrodestra Roberto Lagalla
L’attacco frontale
“Le chat di Roberto Lagalla fanno rabbrividire – dicono i ragazzi della lista ‘Rompi il sistema’ che commentano la notizia pubblicata dal quotidiano ‘Il Domani’, dove vengono raccontate le chat del professor Lagalla con il mondo della politica e dell’università -. Non ne facciamo una questione di giustizia, anche se resta molto da dire. C’è un enorme sistema di favori, ammiccamenti e prebende dietro queste persone che pensano agli stipendi e alle poltrone piuttosto che al bene della collettività”.
Sistema che “fa ribrezzo”
“Stanno giocando con la nostra pelle, con il nostro futuro – aggiungono i giovani -. Verrebbe quasi automatico chiedersi a cosa serva continuare a studiare se, poi, cercano solo chi si inginocchia di fronte ad un potente. Questo sistema ci fa ribrezzo e schifo, ma ci incentiva a continuare per la nostra strada per distruggerlo. Se Lagalla avesse un minimo di pudore, rispetto o onestà intellettuale dovrebbe chiarire e, se non è in condizioni, ritirare la propria candidatura”.
La vicenda a cui si riferiscono
I riferimenti sono alla riemersione delle chat whatsapp di Roberto Lagalla, candidato sindaco di Palermo e già rettore dell’università di Palermo e assessore regionale. Dialoghi che furono già al centro di un’inchiesta della Procura di Trapani a cui non fu dato seguito. Oggi però è un articolo del giornale Domani a farle tornare d’attualità raccontando quelle conversazioni in chat in cui si chiederebbero favori, prebende e raccomandazioni di ogni tipo. Inevitabilmente la questione diventa oggetto di scontro politico. Tanto che proprio i giovani a sostegno della candidatura a sindaco di Fabrizio Ferrandelli, riuniti sotto il vessillo della lista “Rompi il sistema”, senza peli sulla lingua parlano di dialoghi che fanno “rabbrividire”. E chiedono (politicamente), dunque, la testa di Lagalla a cui sollecitano chiarimenti su quanto emerso, altrimenti “ritiri la candidatura”.
L’inchiesta e il telefono sequestrato
Queste chat su whatsapp sono finite in mano della Procura di Trapani nel 2016 quando scattò l’operazione “Artemisia”. Al centro dell’inchiesta finì una presunta loggia massonica che influenzava la politica locale e anche quella della sanità, riuscendo a far ottenere illecitamente pensioni nel territorio di Castelvetrano. Il nome di Lagalla figurava tra gli indagati, e proprio per questo il suo telefono venne sequestrato, ma per lui non ci fu mai alcuna misura perché non fu mai chiesta. Si parlò di una borsa di studio fatta ottenere proprio da Lagalla per la figlia di un medico ma gli stessi magistrati dissero che in realtà la giovane l’avrebbe comunque ottenuta al di là di un suo possibile intervento.
I dettagli di quelle chat
Il quotidiano “Il domani” in un articolo riporta quelle conversazioni nei suoi dettagli. A figurare richieste di favori da parte di moltissimi politici di alto rango: dall’ex eurodeputato Salvatore Iacolino all’attuale presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè, passando anche per l’ex governatore siciliano Totò Cuffaro condannato per mafia. Figura anche il famoso urbanista dell’università palermitana Maurizio Carta. Nella maggior parte dei casi si chiede la “raccomandazione” per qualche esame da sostenere di studenti segnalati. Sullo sfondo anche presunte cortesie tra rettori.
Lagalla: “Nessun addebito nei miei confronti”
Nello stesso articolo sul quotidiano “Il domani” Lagalla viene interpellato e chiarisce che nulla è stato riscontrato a suo carico da quelle conversazioni: “A mio carico non è emersa alcuna responsabilità – precisa -. Pur ricevendo inevitabili richieste è sufficiente non dare corso o peso alle stesse e lasciare che ogni candidato si misuri con la sua effettiva preparazione”.
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