“Tempo magnifico. Si scese a terra subito dopo colazione, si pigliarono due vetture e, lungo la Via Vittorio Emanuele e il suo proseguimento, andammo fino a Monreale ai piedi del Monte. Magnifica veduta su Palermo…”.
Per conto delle Edizioni Biblioteca d’Orfeo, la collega e amica di chi scrive, Anna Maria Trombetti, cura una interessante e poderosa pubblicazione che ha per oggetto un lavoro originale quanto improbo: la decodifica stenografica dei “Diari di vita, viaggi e avventure di Leone Caetani”, figlio primogenito di Onorato e di Ada Bootle Wilbraham, discendente di una delle più antiche famiglie patrizie romane. La formazione del giovane rampollo romano, umana, culturale ed atletica (provetto scalatore già a 21 anni e socio del Club alpino italiano e del Reale Circolo Canottieri Remo che lo renderà idoneo professionalmente alla percorrenza del Tevere) è puntigliosamente raccontata, unitamente alle sue avventure di viaggio dalla studiosa Anna Maria Trombetti, praticamente tra le poche in Italia (e sinceramente unica per passione sempreverde) ad essersi occupata di Stenografia a tutte le latitudini, da quelle storiche all’insegnamento, dalle forme artistiche (gli stenotatuaggi e pannelli decorativi stenografati) all’associazionismo culturale.
Per arrivare, ai nostri giorni, co-Presidente dell’Istituto Superiore di Ricerche, studi e formazione “Scripturae Munus” di Roma, a rendersi interprete – con sincero entusiasmo e capacità progettuali invidiabili – a perseguire un piano di nuova alfabetizzazione stenografica, realizzando un corso a distanza in uno dei sistemi stenografici considerati a ragione di complessità notevole ma di razionale compendio della lingua italiana. Il sistema Gabelsberger-Noe, studiato anche da diversi siciliani (magari oggi un po’ avanti negli anni) ai tempi che furono nelle scuole tecniche e professionali (seguiranno poi, in ordine cronologico, i sistemi Meschini, Cima e Mosciaro, ndr).
Il sistema Gabelsberger-Noe fu infatti il primo ad essere riconosciuto nella scuola pubblica italiana ed anche l’adolescente Caetani, appena 17enne, consegue il suo Diploma di stenografia presso la sede romana della Società Stenografica Centrale Italiana. Anch’egli fece di tale metodo di scrittura “un sistematico strumento di annotazione sincronica dei pensieri” per tutti i suoi numerosissimi spostamenti giovanili e nel corso successivo della sua esistenza che vedrà il crepuscolo in Canada, nel 1935. Ancor prima di conseguire la sua laurea alla Sapienza, discutendo una tesi su Paolo Alaleone de Branca, maestro di cerimonie pontificie, il giovane Caetani proseguirà i suoi viaggi che, nelle pagine edite di recente per conto della Biblioteca d’Orfeo, prende le mosse dall’Egitto, per proseguire in Arabia, Smirne, Costantinopoli, Sofia, Belgrado, Budapest, Vienna… e poi a Firenze, Venezia, Belluno, Pieve di Cadore. Ed in caccia a Fogliano con Sua Altezza Reale il Principe di Napoli. E poi anche in Sicilia, dove farà tappa a Messina, Taormina, Catania, Siracusa, Girgenti, Palermo, Segesta, Calatafimi, Castelvetrano, Selinunte e nuovamente Palermo (dove era già stato nell’Anno di Grazia 1889).
Senza togliere il fascino che deriva dalla lettura dei suoi resoconti di viaggio, ma per anticiparne alcune sensazione che magistralmente Anna Maria Trombetti sa restituirci, ecco Caetani arrivare a Palermo con mare agitato “anche a cagione d’un forte scirocco. Il tempo, sempre magnifico… girando poi intorno al bellissimo Monte Pellegrino che ivi scende a picco nel mare, entrammo prima del tramonto nel bellissimo, pure, Golfo di Palermo (proveniva da Castellammare del Golfo, ndr).”. L’esuberanza di Caetani è tutta racchiusa nelle pagine dei suoi stessi diari, che non mancano di riferimenti tanto colti quanto prosaici. E’ il caso, ad esempio, dei vari bordelli ove si recherà anche a Palermo (con tanto di annotazioni toponomastiche!).
“Facemmo un chiasso indiavolato, si rise molto, ma ce ne andammo senza fare niente». Brava (a dir poco) la collega Anna Maria Trombetti, che fa entrare la Stenografia nelle discipline storiche, tali cioè da poter decrittare (esse che sono criptiche!) quel microcosmo che sarebbe rimasto inesplorato senza la perizia con cui ha saputo restituirci la figura di Leone Caetani. Che l’Autrice del volume, nella sua dedica, lo ritiene consegnarsi vivo alla Storia: «non descritto, ma descrittore di se stesso”.