Centrodestra siciliano nella bufera. Il week-end di Pasqua ha sancito la spaccatura con alleanze anomale e vendette trasversali e con accordi che cambiano da un capoluogo all’altro e adesso il laboratorio Sicilia rischia di diventare un caso nazionale.
L’ appello lanciato da Fratelli d’Italia perché Silvio Berlusconi intervenisse sul futuro candidato sindaco di Palermo dopo l’accordo fra Lega e Forza Italia e su Messina dove, invece, la Lega va con Cateno De Luca, al momento è caduto nel vuoto.
Così la situazione resta congelata a quella di sabato pomeriggio: da un lato l’intesa tra Fi-Lega sulla discesa in campo dell’azzurro Francesco Cascio, sul fronte opposto il partito di Giorgia Meloni che vede in quest’asse la volontà di danneggiare proprio FdI più che battere la sinistra. In lizza anche altri due candidati di centrodestra, ovvero Roberto Lagalla che ha incassato anche l’appoggio di Davide Faraone e Totò Lentini, l’autonomista che non si ritira per effetto delle scelte dell’alleata Lega.
Sullo sfondo lo scontro campale sulle elezioni, previste in autunno, per la Regione Siciliana. Fratelli d’Italia vorrebbe che già ora gli alleati si impegnassero a sostenere il Presidente uscente, Nello Musumeci. Ma gli altri nicchiano, da qui lo scontro e il gelo.
Una situazione che rischia di mettere in stallo le già complicate trattative sulle candidature per le amministrative nelle altre città non solo siciliane e, in una prospettiva più larga, il tema della leadership in vista delle politiche del 2023. Si perchè a Roma lo scontro attualmente in corso viene fatto risalire addirittura all’elezione del presidente della Repubblica ed al mancato accordo fra Fratelli d’Italia e il resto del centrodestra sul Mattarella bis
Nei giorni scorsi, come appena ricordato, Fdi aveva diffuso una nota di fuoco contro l’intesa su Cascio in cui si chiedeva l’intervento dell’ex premier: “Non ci resta che auspicare un intervento diretto di Silvio Berlusconi che – complice la Pasqua – non siamo certi sia stato reso partecipe delle ultime scelte del partito siciliano”, era stata la loro richiesta. Ma da Arcore è arrivato ad oggi solo un freddo “no comment”. Il presidente di Forza Italia al momento pare piuttosto disinteressato all’intera vicenda. Fonti del partito replicano tuttavia che recapitare un appello di questo tipo a mezzo stampa non è certo il modo migliore per intavolare un confronto serio e proficuo. Inoltre le stesse fonti fanno notare che da tempo Forza Italia chiedeva a Fdi e Lega di confrontarsi sulle amministrative, ma sinora invano visto che i tre leader non si vedono proprio dall’elezione del capo dello Stato.
Il responsabile enti locali azzurro, Maurizio Gasparri, getta acqua sul fuoco ma tiene il punto: “Sul Comune di Palermo – osserva l’ex ministro – avevamo ipotizzato da tempo la candidatura Cascio. Ci auguriamo il massimo della convergenza sul suo nome. Nei 26 capoluoghi che vanno al voto in tutta Italia in 20 il centrodestra è unito”. In quattro la situazione sarebbe ancora apertissima e -secondo Gasparri – è ancora possibile chiudere accordi. Resta il delicato caso Sicilia per il quale si augura “prevalgano buon senso e coesione”.
Ma in questo clima Musumeci continua a pensare ad elezioni anticipate. Per poter portare la Regione subito al voto insieme alle amministrative dovrebbe dimettersi questa settimana ma non può perchè bilancio e finanziaria sono ancora in alto mare.
Un nuovo conteggio al limite fatto dai funzionari degli enti locali pongono le dead line per questa strategia all’11 maggio: dimettersi entro quella data per votare il 26 giugno insieme ai ballottaggi. Ci sarebbero 45 giorni esatti fra dimissioni e voto ma la legge ne prevede sessanta che con i tempi tecnici diventano 63. C’è un escamotage legale per ridurli a 45, secondo i tecnici, ma è una chiara forzatura.